Inizio la mia tesi con una riflessione notturna: ho detto ad Annamaria (mia compagna di corso e coach) che le voglio bene abbracciandola, dopo un rimando che mi ha fatto sul senso di inferiorità basato su chi ha la laurea e chi no, in questo caso me… Bene mi dico, che volendo bene e abbracciando quella sua parte è perché l’ho riconosciuta dentro me, ora.
In questo momento 22 maggio 2015 h. 23:44… l’accolgo e sostengo dando valore all’intelligenza emotiva di cui ha parlato e trasmesso. In questo momento sono commossa, sono tra me e me, pian piano emergono ricordi, pezzi del mio percorso all’interno della scuola Artemisia, ma anche fuori nel mondo, con me stessa, tra me e mio figlio, me e il mio ex datore di lavoro, me ed il personale della mia azienda, me e le relazioni con alcuni uomini, con mia mamma me con le amicizie alcune perse altre trasformate altre ancora acquisite!
Guardo con occhi interiori il percorso che sto facendo ed ho l’immagine del pozzo di San Patrizio che ho percorso realmente tanti anni fa, scendendo queste scale elicoidali in profondità, tornando poi verso la luce.
Mentre la scorsa settimana ho percorso un piccolo cammino dentro un labirinto celtico, rispettando il sentiero senza tagliare la strada; ho donato un pezzo di nastro della mia corona di foglie e fiori ad un albero dedicato ad una dea celtica, piccolo rito a cui quel giorno non ho dato il giusto valore ma lo riconosco ora nel mio cuore.
Tre anni fa ho iniziato dopo altri percorsi la scuola di counseling relazionale dell’istituto Artemisia, senza sapere la meta, per approfondire un altro pezzo di lavoro su me; da qualche mese alla soglia del terzo anno ho iniziato a pensare alla possibilità che possa diventare una realtà lavorativa. Tre anni intensi emotivamente, ogni modulo mi ha donato strumenti da integrare nel quotidiano anche grazie alla bravura dei docenti, alla condivisione con i miei compagni/e di percorso.
Ho vissuto il momento della scelta di cambiare classe per l’arrivo di una mia cara amica, desideravamo fare il percorso insieme per sostenerci a vicenda e dare un pezzo di valore in più alla nostra amicizia, non è stato semplice, nel frattempo avevo condiviso tante emozioni con la prima classe, ho provato dispiacere nella scelta ma sostenuta dalla mia motivazione, ho condiviso come stavo e che ci sarei stata con il cuore ugualmente, ad oggi con alcuni di loro c’è ancora contatto.
Esperienze di ascolto, di confronto e comunicazione si sono affinate. Ascoltare il mio tempo interiore “Cairos” è difficile soprattutto con il tempo di oggi più frenetico “Cronos” il tempo del veloce e del tutto subito mi fa dimenticare a volte di come sto veramente. Questo ascolto mi ha permesso di trovare un ponte tra i due! Ho più consapevolezza di me per affrontare la quotidianità con modalità differenti.
Ci sono stati momenti della mia vita dove mi sono sentita come una locomotiva che va dritta sui binari su cui è diretta a volte è stato utile, funzionale, ora a distanza di qualche tempo posso constatare che mi è benefico fermarmi un attimo, respirare e prendermi lo spazio che mi serve per affrontare con lucidità le mie scelte.
A volte l’istinto serve, altre serve fermarsi e prendere un po di distanza dalle emozioni per agire con consapevolezza.
Occhi cuore e mente scorrono sui quaderni e dispense di questi anni, abbiamo affrontato diverse tematiche e collego un fine comune: l’umanità, la libertà di scelta per me stessa, cosa è bene e cosa no, la responsabilità di me stessa, l’umiltà ascoltando altre persone senza per forza dire la mia vivendo quel pizzico di frustrazione, sviluppando assertività e resilienza.
Il viaggio con me stessa è iniziato più di tre anni fa e nella scuola ho imparato a confrontarmi non solo più tra me e me ma anche con i compagni, con i docenti.
Il linguaggio del corpo, la comunicazione sono materie che mi affascinano e le trovo indispensabili in più contesti sia nel privato che pubblico, anche stare in silenzio e in ascolto, qualcosa prima o poi emerge.
Questa scuola è come l’albero della vita sviluppa diversi rami dove ognuno attinge lo strumento più consono a seconda del contesto: familiare, sanitario, aziendale, sociale, personale, nell’arte…
Ho potuto riconoscere la parola volubile nella mia quotidianità rendendomi conto di quante cose mi piacciono, che vorrei fare, poi cambio idea perché non sento le fondamenta. Stando in ascolto ed in silenzio incanalo l’energia diversamente diventando meno dispersiva. Ho riaperto il mio sogno nel cassetto cercando di dargli un’impronta più definita affinché diventi il mio nuovo lavoro. Alcune scelte nella mia vita sono state fatte per senso del dovere, questo è uno schema mentale tosto da modificare ma quando scopri la volontà, il piacere e l’emozione di fare una cosa tipo occuparmi di un progetto che bella sensazione ho provato!
Non è stato tutto rose e fiori il percorso per uscire dalla mia zona di confort, è stato anche impegnativo e faticoso e arricchente nello stesso tempo! Sembra un percorso quasi come quello di Santiago de Compostela la mia vita è il cammino, a volte dritto, verde e fiori, alberi, altre tortuoso, brullo , con sassi dove ho anche inciampato, con buche che poi ho imparato a evitare senza caderci più.
Mi concedo ogni aspetto che si prospetta e man mano regolo cosa mi serve e cosa no.
Questa tesina racconta di me, dei frutti che ho raccolto in questi anni, non tanto con l’aspetto tecnico, quello è stato un mezzo per arrivare fin qua, ci son voluti cuore, coraggio e volontà infinita! Grazie con tutto il mio cuore ad Arianna, ai docenti, ai miei compagni di percorso e a chi si è messo in gioco conducendo laboratori per la prima volta mettendosi in discussione nonostante le difficoltà! E un grazie immenso anche a me stessa!
Vi passo il soffio dalle mani piene di luce brillantata!
Dharma Zara, 2015