Come ogni giorno, Tintin, la fata del bosco, si alzò dal suo nido; si stiracchiò; fece un tuffo nel ruscello fresco strofinandosi con i fiori di saponaria; preparò la colazione con tisana di gemma di pino e timballo di petali e miele; dopodiché si sollevò in volo per andare a far visita agli abitanti del paese lì vicino.
Tintin amava il suo lavoro di fatina; provava grande soddisfazione nell’aiutare gli umani restando invisibile ai loro occhi!
Si divertiva nel fare i compiti di scuola con i bambini, nell’aiutare a far legna e cucinare; le piaceva pettinare il bestiame e cantare ninne nanne a tutti cuccioli.
Quel giorno Tintin però si sentiva un po’ strana, andò a specchiarsi in un cristallo di quarzo e si trovò piuttosto uguale agli altri giorni, sicché diede una scrollata d’ali e ripartì.
Svolazzando nel bosco guardò il sorgere il sole e la propria ombra stagliarsi su tronchi e foglie, per lei era un vero divertimento giocare con l’ombra.
Ma quella mattina: “perbacco! Che ombra strana, sembro gigantesca” disse Tintin, eh sì! L’ombra oggi era almeno il triplo del solito.
Eppure il sole era lo stesso di sempre. Tintin si guardò le mani, le gambe, ed il corpo, fisicamente era sempre uguale, non era cresciuta. Allora perché l’ombra era così grande?
Tintin corse a chiedere l’aiuto del Consiglio dei Saggi del bosco. Il Consiglio dei Saggi, dopo alcuni minuti di consultazioni, disse a Tintin che per lei urgeva una riunione del suo “Condominio Interno”, per Tintin era arrivato il momento di affrontare se stessa e di imparare a conoscere tutte le parti di sé.
Tintin venne accompagnata nel tronco della meditazione dove il vento produceva una musica magica. Si rilassò e cullata dal dolce suono, fece tre respiri lenti e profondi ed iniziò a dare voce a tutte le parti di sé.
Ogni sua parte prese voce:
Accondiscendente: ”secondo me è stato un gioco di luci, l’ombra è perfetta”
Svalutante: “il Consiglio ti ha sicuramente detto di meditare perché così capisci che non gliene frega niente a nessuno della tua ombra, un’ombra inutile, come te!”
Irosa: “ma quale gioco di luci, sei gonfia di rabbia come un pallone che sta per scoppiare, sempre ad aiutare tutti, tu fai i compiti ai bambini, tu cucini, tu fai legna, tu coccoli e canticchi come un grillo rompiscatole”
Organizzatrice: “adesso si inizia con una dieta senza zucchero e sale, basta feste nel bosco e basta bazzicare nelle cucine. Poi, abbiate la cortesia di parlare una alla volta”
Sportiva: “correre, correre e correre, ecco cosa devi fare”
Seduttiva: “suvvia, anche Marilyn Monroe era in carne”
Ansiosa: “accidenti soffoco, non respiro, il mio povero cuore si fermerà schiacciato dall’ombra”
Depressa: “sempre solo sfortuna nella mia vita, nessuno mi potrà aiutare”
Vampirizzata: “adesso chiedo agli altri come devo fare, se sarò ubbidiente tutto tornerà a posto”
Pretenziosa: “mai un grazie! Con tutto quello che fai per gli altri, meriti di più! Questa mancanza di rispetto ti gonfia”
Accusatrice: “gli umani ti sfruttano e per cause altrui tu perdi la tua identità”
Lamentosa: “ecco adesso per colpa di chissà chi, ti sei rovinata la silhouette”
Sentimentale: “che amore quest’ombra, vuole dirti qualcosa, forse che sei bella anche così?”
Creativa: “chissà come diventerebbe l’ombra se mi mettessi una margherita per cappello?”
Educatrice: “adesso aspetta un attimo, mi concentro e ti dico io come fare”
Tranquillizzante: “questione di pochi attimi e tutto tornerà a posto, respira, lascia andare”
Zen: “uh! che meraviglia riflettere e meditare, mi sento Kung Fu Fata, senti che musica. Uh! Senti il battito del cuore”
Giudizio: “guarda che nessuno si accorge di te e della tua stupida ombra, smettila di infastidire il Consiglio, scompari e sta zitta
Scocciata: “fregatene”
Le “parti interne” di Tintin iniziarono a parlare tutte insieme creando una gran caciara, alcune alzavano la voce, altre piangevano, c’era chi rideva, chi borbottava, chi stava zitta a guardare il caos e chi cercava di mettere ordine.
Tutto sommato sembrava un disastro, ma nel cuore di Tintin si accese una luce.
Ascoltandosi con attenzione si accorse di quanta contraddizione c’era in lei, diceva di sentirsi soddisfatta ed invece non era proprio così, si fermò a dare ascolto ad ogni parte di sé. Sia a quelle che le piacevano che a quelle che la infastidivano.
Fu così che Tintin si accorse di essere scivolata nella Triade di giudizio-pretesa-accusa. Pretendeva riconoscimenti volendo restare invisibile, allo stesso tempo voleva essere vista e riconosciuta però aveva paura di essere criticata, un po’ era disinteressata un po’ voleva essere protagonista, aveva paura di essere giudicata ma era lì a giudicare il prossimo, insomma era ora di mettere i piedi fuori da giudizi, pretese e accuse, era ora di accettare se stessa ed il mondo ed era ora di farlo con il cuore limpido.
Una volta visto il suo conflitto interno, sorrise, fece un respiro profondo, uscì dalla meditazione. Ringraziò il vento ed il tronco per il sostegno ricevuto.
Partì in volo per raggiungere il Consiglio e guardando il riflesso della sua ombra si accorse che essa era tornata della giusta misura.
Tintin nel tempo tornò alla sue occupazioni quotidiane, ma iniziò a farlo con una cosapevolezza diversa. Si accorse che la sua vita era cambiata nella sostanza più profonda. Iniziò a studiare sui libri ed nella scuola di Counseling Artemisia (ovviamente il nome di una pianta medicinale), poiché non era la sola ad essersi trovata a riflettere e nella necessità di migliorarsi, si potè confrontare con altri ed imparò molto.
Si modificarono i rapporti con le fate e con le creature sia del bosco che umane, si accorse che alcuni non facevano più parte della sua cerchia più intima, divenne più selettiva nei rapporti. Abbandonò il giudizio e prese le distanze dalle critiche, dalla pretesa di essere perfetta, dal bisogno di riconoscimenti e dai vampiri che nutriva con le sue fragili insicurezze.
Nel suo mondo interiore e nel suo cuore c’erano più luce e più spazio. Ora c’era uno spazio accogliente, adatto per ascoltare ed aiutare gli altri.
Qualche tempo dopo, la stessa Tintin divenne membro del Consiglio del bosco e si accorse di quanti erano quelli che arrivavano con ombre gonfie ed appesantite.
Per ognuno la cura era differente, ma essa nel tempo aveva compreso che ognuno aveva bisogno di trovare con i propri strumenti il meglio per sé.
Tintin imparò che non avrebbe potuto aiutare tutti, poiché non tutti hanno le stesse esigenze e non esistono tuttologi. Esistono tante fate e creature che studiano cose differenti e aiutano in modi differenti, perché il mondo è fatto da molteplici realtà.
Per quel che riguarda se stessa, oggi Tintin fa le sue scelte valutando che per lei siano: vere, belle, sane, felici e portatrici di luce.