Istituto Artemisia

ISTITUTO

Counseling Relazionale Istituto Artemisia

COUNSELING

Coaching Istituto Artemisia

COACHING

Sostegno Istituto Artemisia

SOSTEGNO

Crescita personale Istituto Artemisia

CRESCITA PERSONALE

Operatore olistico Istituto Artemisia

PROFESSIONISTA OLISTICO

La meraviglia di un incontro:

Dobbiamo nascere due volte per vivere un po’ ,anche solo un po’.Dobbiamo nascere nella carne e poi nell’anima. Le due nascite sono come uno strappo. La prima proietta il corpo nel mondo, la seconda lancia l’anima al cielo” (C. Bobin)

Introduzione

“Sarò sempre ciò che sono: un intreccio di forza e coraggio, di paure e malinconie, di voglia di non mollare, di audacia e speranza. Sarò sempre io quella bimba diventata grande con la favola nel cuore, quella ragazza diventata donna che non smetterà di amare la vita e l’amore  sempre, finché avrà forza di respirare “ R. Frese

Ci sono tanti modi di rinascere e tanti modi di morire, io ho scelto di camminare tra questi due, che hanno in comune il vedere la luce. Cosi  come ci sono molti incontri. La vita è costellata di incontri , di sguardi, di scambi  di emozioni.  L’etimologia della parola incontro trae origine dal latino popolare incóntra, composto dal prefisso in- (rafforzativo) e  da contra =contro, dirimpetto, di fronte. L’incontro, quindi, è letteralmente un “trovarsi di fronte a…” . Io sono il frutto di un incontro e mi sono tante volte trovata di fronte a  me stessa e    “ nel  mezzo del cammin della mia  vita mi ritrovai in una selva”  che la diritta via era illuminata… Io ho sentito il bisogno di fermarmi e incontrare me stessa  per accogliere con più attenzione l’altro come  dice Buber  “ognuno vive nellIo dal duplice volto” (Io e Tu) l’io autentico (la persona) si costituisce unicamente rapportandosi con le altre persone  giacché l’Io “si fa Io solo nel Tu“.

Oggi condivido questo  mio cammino come se mostrassi  un album di fotografie verso la mia scalata interiore in questi tre anni di formazione.

Anni caratterizzati da camminate in piano , soste, tratti in salita, su roccia e su ghiaccio, in cordata e in solitaria, dove il modo per superare le difficoltà è stato quello di utilizzare i tanti strumenti dati in dotazione, dove ricercare sentieri e appigli e non perdere mai di vista il bagaglio, ha permesso di arrivare, a tappe, alla meta. In questa escursione ho attraversato e riconosciuto il mistero, la mia fragilità, le mie risorse, la bellezza dell’avere una tenda per accamparmi nel silenzio assoluto. Ho “sentito la Luce” e “visto il battito del mio cuore”. Ho potuto riconoscere che io , sicuramente  non sono tante cose, ma  sono felice che ogni giorno posso imparare ad essere qualcosa di nuovo.

Ho sperimentato  che siamo interconnessi con la natura e come scrive Galileo Galilei “ le cose sono unite da legami invisibili, non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella”.

Ho sempre preferito le discipline letterarie non sono mai stata brava nelle discipline scientifiche ma andando avanti negli anni ho apprezzato numeri e operazioni matematiche. Ho imparato che le proprietà delle quattro operazioni insegnano a vivere…a volte nella vita cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia e quindi “ non c’è altra via che cambiare se’ stessi”. Ho imparato che per “diventare” bisogna aggiungere ma anche andare a sottrarre, che il senso della vita sta nel moltiplicare ciò che si ha e che dividere e’ cosa buona e ancor di più, se si impara a mettere il “ con” davanti. Ho imparato che per risolvere certe situazioni, si può procedere come quando si svolgono le espressioni : prima le tonde, poi le quadre, poi le graffe e  che le parentesi sono importanti.

Le strutture algebriche per essere risolte richiedono lo studio delle relazioni che le collegano , le frazioni insegnano che bisogna sempre considerare in quante parti è suddiviso un intero.

Non sono una esperta in matematica ma ho imparato che questa scienza ha le stesse proprietà del Counseling: osservare, scomporre, riflettere, considerare ciò che si può fare , stando attenti a considerare tutte le parti e le proprietà e che nel procedimento, è importante considerare ogni elemento. E farlo nel qui e ora.

Non sono una esperta di fisica ma so che è una scienza che si occupa di studiare fenomeni naturali come la luce e l’energia contenuta nella materia, cercando di formulare relazioni tra elementi. Si occupa del mettere in relazione zone di luce e zone di ombre. La fisica quantistica mette in evidenza tutte quelle parti microscopiche che descrivono il comportamento della materia, assegnando un ruolo fondamentale nei meccanismi di “trasformazione “ ed “ evoluzione “ e che ogni contatto cambia la forma della realtà, in relazione.

“Secondo la fisica quantistica ogni interazione esprime la situazione in cui due o più elementi agiscono direttamente o indirettamente sull’altro. Ogni relazione “diviene una danza di mutamenti possibili in cui ognuno può e deve assumersi la responsabilità del suo contributo attivo”.

Nel mondo fisico quindi, tutto è relazione, come si scopre studiando i frattali in cui “ogni singolo elemento è similare all’intero”.

Anche  in questa disciplina trovo i contenuti del Counseling perché come dice Jung “ la nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell’universo e ciò che accade nel microcosmo, accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell’anima”.

L’astrofisica studia e osserva gli eventi celesti e le proprietà fisiche chimiche e temporali degli oggetti che formano l’universo .

Di fronte allo spettacolo del cosmo posso dire: “mi illumino d’immenso”. In questo campo viene sottolineata l’importanza della luce e la luce è stata studiata nella sua natura come fonte di energia alla base della vita, come stimolo al movimento e alla visione.

Non sono un esperta in astronomia, ma in questa scuola ho sperimentato le parole di Jung “non si diventa illuminati immaginando figure di luce, ma rendendo cosciente l’oscurità”.

Non sono esperta in  botanica ma gli studi sulle piante dimostrano l’importanza della luce come stimolatore di movimento: sotto l’influenza della luce infatti, un ormone vegetale migra dalle cellule del lato illuminato a quelle del lato oscuro e queste ultime si allungano più rapidamente delle altre, determinando la curvatura della pianta verso la fonte luminosa.

In Architettura la luce è strumento e materia e diviene atmosfera ,vibrazione tecnologia, spazio vissuto, libertà , sacralità, arte. “Talvolta , scrive Renzo Piano , “ l’architettura cerca il silenzio e il vuoto in cui la nostra coscienza si possa ritrovare. Il silenzio è un po’ come il buio: bisogna avere il coraggio di guardarlo e poi pian pianino si comincia a vedere il profilo delle cose. Quindi  l’architettura è anche l’arte di creare i luoghi per il silenzio “.

Non sono un ‘esperta in architettura, ma ho imparato a dare una struttura al silenzio, a costruire uno “ spazio sacro” come lo chiama  Arianna, nel quale fare da eco perché la persona possa ascoltare se’ stessa.

Non sono neanche un’esperta in  chimica, ma ho imparato che Jung aveva ragione quando diceva “ l’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche : se c’è una qualche reazione, entrambe ne vengono trasformati “.

Io non sono un  archeologa , ma so che l’archeologo  valorizza i  reperti e sa che ognuno è frutto di un processo . Io ho imparato che la cosa importante è scoprire se stessi .

La scoperta di se’ e un percorso che fa sentire piccoli e grandi e che porta alla luce ciò che ci appartiene.

Ho imparato che non esistono rovine ma testimonianze e tracce di passaggi.Scoprirsi con le proprie pretese, lamentele e accuse significa iniziare un lavoro delicato di restauro.

Non sono una scultrice ,ma faccio mia la frase di Michelangelo “ ho visto un angelo nel marmo e ho scolpito fino a liberarlo”.

Ho imparato che ognuno può liberare le proprie emozioni e incidere sulla propria vita ,decidendo che segno si vuole lasciare di se’.

Non sono una esperta di pittura, ne’ un’artista  ma so riconoscere le opere d’arte che la  natura ci offre quotidianamente. Riconosco le policromie dei paesaggi e ne riconosco l’autore , sapendo che alzare gli occhi in cerca del meraviglioso, mette arte e natura in parallelo e che “La vera arte non ha bisogno di proclami ma si compie in silenzio”.

Durante i residenziali , mettendomi in gioco  , ho sperimentato che  come dice Paul Klee “ l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è “

Non sono un musicista, ma ho imparato che lavorare su se stessi aiuta a stare con gli altri e che, come in un’orchestra sinfonica, si agisce da soli ma insieme e lo si fa entrando in empatia e in ascolto, dove accogliere  l’altro, significa non fermarsi al giudizio che separa e stona, ma accordarsi e mantenere il ritmo ,ognuno col proprio  strumento. Questo effetto benefico di intelligenza collaborativa, rigenera le nostre cellule e come dice Emiliano Toso “ le nostre cellule nell’armonia e nell’ascolto ,riconoscono di essere differenti ma unite”.

Non sono una teologa ,ma ritengo che la spiritualità abiti in ognuno di noi.

Rumi scrive “ nella tua luce ho imparato ad amare e io ti vedo nella tua bellezza, danzi nel mio petto dove nessuno può vederti, ma io ti vedo”.

Io ho sperimentato che ognuno possiede quella luce e che ognuno di noi è tanto più vicino alla divinità ,quanto più si mette in contemplazione.

Non sono una scrittrice e non sono una poetessa , ma ho scritto un libro e amo scrivere  poesie.

Non sono una psicologa, non cerco di comprendere la psiche, non ho come obiettivo quello di risolvere problemi relativi alla sfera del comportamento, ho il compito e il dovere di generare amore per il sapere. Nel corpo non leggo la patologia ma la biografia.

Non sono un medico, ma in questo difficile momento sociale, indosso anche io  la mascherina quotidianamente e ho imparato a vivere lo sguardo. Ho imparato che lo sguardo da e riceve, abbraccia, avvicina, distanzia, chiede, parla ,dice, consola, esprime ,coccola ,diventa cura. Ho concretizzato ciò in cui credo :“Tenere  l’altro nel proprio sguardo è il primo gesto di cura».

Non sono un giardiniere, non sono un avvocato, non sono un filosofo, non sono un’ impiegata  e tante altre cose non sono … insomma cosa sono?

Nella vita a volte viene fatto notare o ciò che non si è o i titoli che non si hanno. Io so di essere un’allieva della vita, che sono ciò che faccio e penso che ognuno di noi possa essere  tante cose insieme. Sono figlia, sorella, moglie, madre, amica, collega…sono anche una maestra di scuola dell’infanzia e vivendo con i bambini e con le famiglie, sono sempre in contatto con la loro intensità emotiva che rende impegnativa la relazione. Sono “solo una maestra” ma ogni giorno sento di possedere molti aspetti di tutte queste  professioni insieme.

Insegno la matematica con elementi naturali e ogni materiale diventa possibilità per esercitare il pensiero logico .

Ogni giorno mi confronto con richieste di spiegazioni sui fenomeni legati alla fisica . Ogni giorno mi stupisce lo stupore che hanno i bambini  nel  ricercare la vita in ogni elemento e la loro capacità di notare anche le piccole cose.Ogni giorno mi può succedere di rispondere a domande su come sono le stelle o da cosa è fatta una nuvola e basta un raggio di sole per iniziare a domandarsi cosa è la luce e cosa sono le ombre. E sono proprio i bambini che si trasformano in paleontologi ogni volta che trovano tracce in giardino e iniziano a porsi e a porre domande o quando si interrogano  sui dinosauri e su  come mai non ci sono più  e che scavano sicuri che troveranno un tesoro . E ogni giorno assisto alla creazione di  sculture di pongo, di argilla, di sassi, di foglie… nelle mani dei bambini tutto diventa scultura. Ogni giorno vedo opere pittoriche impresse su fogli o tele di piccoli grandi artisti che si meriterebbero il podio insieme a Picasso, Modigliani ,Kandinsky e mi soffermo nella cura, nel significato , nella passione che impiegano in ciò che fanno. E che dire di quando le loro mani sapienti e veloci si esibiscono creando strutture incredibili con i lego , con i teli colorati, con i bastoncini , addirittura con fango e sassi .

O quando creano paesaggi e percorsi d’acqua, e non esiste limite al loro creare e saper raccontare il procedimento fatto, dove sperimentano equilibri stabili e instabili, dove creano spazi per fare entrare la luce  e con tenacia ricostruiscono,  ogni volta che qualche pezzo cade .

Assisto alla loro incredibile capacità di entrare in quello stato di flow che li fa  stare in concentrazione e coinvolgimento massimo che li rende ancorati al presente.

Che dire poi di quando  si interrogano e ti interrogano sui grandi temi esistenziali e si danno spiegazioni sulla vita e sulla morte, mettendo in luce la loro alta spiritualità . I bambini sanno vedere e sondare anche l’invisibile, contemplano ,osservano tutto ciò che li circonda e cercano relazioni di causa-effetto e ogni volta provo meraviglia e stupore accorgendomi che  i bambini non temono la spiritualità ma la avvertono.

Ogni giorno li aiuto a comunicare, ad esprimere bisogni, a distinguere le emozioni, a condividere, ad affrontare conflitti, distacchi ,gelosie. Ogni giorno dialogo con loro, lasciando che le loro domande interroghino e disturbino le mie. I bambini chiedono agli adulti di ascoltare le tante domande  non desiderano essere esauditi da una sola risposta. Ogni mia domanda può ampliare le loro risposte o dar spazio  ad altre domande…  questo continuo passaggio tra il loro comunicare, il mio sentire, il mio domandare, il mio cercare di rispondere , ha fatto si che sempre di più sentissi il bisogno di approfondire la mia formazione interiore. Questa pluralità  di  sguardo osservativo  tra la capacità di osservare l’altro ma anche se stessi nella relazione, ha fatto emergere la mia motivazione  intrinseca.

D’altronde la finalità dell’educare non è quella di “ educare ad essere”?

I bambini sono stati, senza saperlo, i miei counselor, mi hanno  portato a entrare in contatto con tutta  me stessa   perché noi non abbiamo un corpo, siamo corpo.

In Artemisia ho avuto la possibilità di soddisfare questo bisogno di formazione. Artemisia mi ha offerto  la possibilità di dare forma alla mia interiorità ed è stato come quando si mette l’occhio in un caleidoscopio.

Così ho capito che fare spazio dentro significa fare spazio fuori, che vicinanza e distanza possono convivere, che si possono superare confini virtuali e avviare percorsi virtuosi, che sostare non è fermarsi ma è rimodularsi .

Ho imparato che la nostra evoluzione passa attraverso il riconoscimento dei propri limiti e che dare un significato e dare possibilità sono parole che aiutano a muovere i primi passi verso la trasformazione…insomma ho imparato ad essere un antropologa di me stessa.

Ho fatto un viaggio in questi tre anni, nella consapevolezza, ho camminato e ho scoperto che nessuno può dirti ciò che non sei, che non ci sono titoli di studio  più importanti dello studio che ti permette di riconoscere ciò che sei ,le risorse e i limiti che hai.

Del resto cosa e la vita se non la ricerca del suo significato, del trovare un “senso al nostro fare”, del dare un senso al “nostro essere” e all’importanza del “diventare “?

Così questa scuola  mi ha formata in modo più profondo non per “diventare qualcuno “ , ma per “essere qualcosa”.

In questa formazione ho arricchito il mio bagaglio ho affinato la pazienza ,ho affrontato il rischio di sentirmi persa, l’umiltà, l’accettazione del mettermi in gioco, l’ignoto dentro di me, l’affidarmi, l’accettare il senso del fallimento senza scoraggiarmi, la voglia di procedere , la speranza di andare avanti, la bellezza del viaggio. Ho vissuto come dice Gamelli “ il corpo saputo, il corpo sentito, il corpo riconosciuto”  nella sua interezza. Ho vissuto il “movimento del silenzio” che mette in difficoltà prima, in relazione dopo , ho apprezzato e riconosciuto i miei bambini come maestri della corporeità. Se non viviamo l’interezza , diventiamo analfabeti del corpo e delle sue emozioni.

Così ho colto  il legame di tutte le discipline e mi sono soffermata sulla bellezza che viene dalla ricerca dell’intelletto umano e  della ricerca  di se’, che, unite all’intelligenza  del cuore  accendono quella scintilla che genera il cambiamento .

Ho imparato che è come inoltrarsi in un bosco dove le ombre sono sprazzi di luce.

Ho imparato che la natura è un setting predisposto affinché si possa rispondere a domande poste nel silenzio, dove frequenze nascoste ma

udibili, mettono in vibrazione il cuore e si è in costante ricerca di equilibrio tra il bisogno dell’ombra e il bisogno di luce.

Bernardo di Chiaravalle scrive: “ troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà “.

Nel bosco quando una pianta è in crisi, tutte le radici delle altre piante, tessono una rete sotterranea di interconnessione per supportarla. Non lo pensiamo quando ci limitiamo a restare sulla superficie.

Sentirsi ed essere connessi con gli altri e con la natura, significa non sentirsi soli e attingere da una inesauribile forza interiore.

Mi sono cercata e mi sono vista stando centrata e  in contatto con tutta me stessa, provando quel mistero che attrae e spaventa.

Ho voluto e non dovuto, distrarmi dalle solite cose, uscire cioè dall’ordinario per vedere lo straordinario e ho avuto la conferma che, per riconoscere la grandezza, bisogna prima scoprire la piccolezza.

Insomma,  Artemisia è stata per me  un  campo base dove mi è stata data la possibilità di fermarmi , mettere la mia tenda e vedere  le stelle fuori ma anche la luce dentro.

Mi avvio ora a concludere ritornando all ‘immagine evocativa che ho utilizzato all’inizio di questa mia presentazione  :  quando “sono venuta alla luce”  mentre lottavo inconsapevolmente in un ‘ incubatrice , non sapendo ancora che stavo vivendo, mio padre scriveva il diario giornaliero della speranza e mia madre mi accarezzava con lo sguardo. Ero già amata, ero stata pensata, ero così piccola da non saperlo ma cercavo di vivere. Così come una piccola cellula che non sa di fare parte di un intero organismo. Il miracolo è che prima si cresce, poi si diventa. Ognuno di noi è in un’incubatrice, possiamo venire alla luce diverse volte nella vita. Spero di continuare a crescere fino ad arrivare preparata a quella frase minima che ,per me, segnerà  un nuovo inizio : “e la luce fu”.

Concludo ora, per davvero, queste mie riflessioni con le parole di alcuni bambini di 5 anni e con una poesia di Ada Luz Márquez

– “ Bimbi , sapete dirmi cosa è la luce?”

MALIKA : la luce è il sole per non fare spaventare

DIEGO : la luce è il sole vero che è lassù , invece quella finta che accendi è dove c’è il muro

REBECCA : la luce serve per ordinare le cose

FATIMA : la luce è quella cosa che aiuta a vedere perché se non vedi poi cadi

ALESSIA : la luce aiuta i bambini a vedere la mamma prima di dormire

FELISIA : la luce serve a vedere le cose e può sconfiggere la paura perché ti fa vedere e i tuoi occhi vedono perché se c’è il buio non sai dove andare.

 

Non  so se vivrò altre vite, non so se sono morta di altre morti.

So che in questa vita sono morta più volte e sono rinata altrettante.

Non mi aggrappo a niente non ho nessuna certezza

non possiedo nessuna verità tranne che l’amore è l’unica cosa reale

e che un giorno morirò.

E quel vivere in questo mondo meraviglioso nuda di tutto tranne che di amore

quel camminare scalza senza perdere l’anima in strada

senza sapere se questo sarà il mio ultimo passo

o forse il primo da un’altra parte.

Questa benedetta incertezza di sapermi viva qui e ora è il più grande dei tesori la più grande delle libertà.

 

RINGRAZIAMENTI

Un grazie ai miei genitori , ai miei familiari, ai miei amici, alle mie colleghe  a chi ha  ascoltato i miei silenzi , le mie pause e le mie parole, a voi che avete assistito alla mia crescita.

Un ringraziamento particolare e speciale  ad Arianna Garrone che ha fondato questa scuola di formazione individuale e interpersonale. Ha saputo unire  la sapienza, l’umiltà, la grande  formazione professionale , rispettando e riconoscendo  l’umanità e la spiritualità di ciascuno.

Un grazie ad Arianna ( l’altra) , a Simona, a Maria Teresa, docenti preziose (insieme a molti altri) e ricche di capacità e competenze.

Un grazie a Letizia, è stato bello condividere pezzi di vita e crescere insieme…anche insieme alla tua pancia….

Un grazie ad Antonella, a Carmen, Giusy, a Raffaella, Paola, Federico, Valentina, Marianna, Giovanna, Angela e tutti quelli che non ho nominato  a  ognuno di voi prendo e lascio un pezzetto di cuore

Un grazie a tutti i partecipanti del gruppo A.M.A genitori che con me e come me condividono il mestiere più difficile del mondo e sono portatori di amore illimitato

Grazie a tutte le persone del gruppo Ama dell’elaborazione del lutto. Ognuno di voi mi insegna la forza della vita e dell’amore.

Un grazie a tutti e non meno importante un grazie a me, perché ho scelto di continuare a scegliere  e perché ho creduto in me stessa, a tutti quelli che credono che io sia “qualcosa”, semplicemente  e umilmente quello che sono e che cerco di essere…“ si sopravvive di ciò che si riceve, ma si vive di ciò che si dona” Jung