IO, COSA VOGLIO?
Abulia:
mancanza di volontà di vita, lentezza, apatia.
Una definizione da dizionario ma anche uno stato fisico e mentale, in cui mi sono riconosciuta per molto tempo.
Tempo di mancato benessere, di mancate forze.
Tempo in cui assolti doveri e priorità restava il vuoto.
Tempo di anima rinchiusa tra giorni vissuti come giganti da scalare.
Un tempo di fatica.
Un tempo di assenza.
E poi?
Abulia:
spazio di esplorazione di cosa voglio, quiete, ascolto attivo
Un nuovo significato, una nuova definizione soggettiva e personale.
Tempo di ritrovato benessere, di ritrovate forze.
Tempo in cui colmare l’essere di essenza.
Tempo di giganti accartocciati su se stessi, di giorni tenuti in mano e guardati dritti negli occhi.
Un tempo di sosta.
Un tempo di presenza.
E poi?
La voglia di azione, l’energia del fare, il pensiero di creare.
E quindi?
Tentativi, prove, esperimenti, alla ricerca di qualcosa in cui riconoscermi, in cui sentirmi “nel posto giusto”.
E allora?
Avete presente quell’attimo che ti cambia la vita?
Beh, per me è stato quel “tasto” che ti cambia la vita, per la precisione il tasto d’invio della tastiera del mio computer.
Invio
ed ecco apparire la parola COUNSELING sul motore di ricerca.
“Counseling?!? Che sarà mai?!?”
Forse un neologismo…nooooo, sarà una di quelle parole importate dalla lingua inglese, una di quelle che usiamo per riempirci la bocca e sentirci cosmopoliti e conoscitori del mondo, per sentirci cool… :):):) apppunto.
E quindi un altro
Invio
alla ricerca del counseling sconosciuto
E poi ancora un altro
Invio
alla ricerca della scuola più giusta per me, dove iniziare a presentarmi, a questo counseling sconosciuto
E poi, indovinate un po’, di nuovo un
Invio
per spedire la mail ad Arianna Garrone, la direttrice della scuola
E
Invio
dopo
Invio
mi sono ritrovata a firmare il contratto di iscrizione al corso il giorno del mio compleanno, il 18 ottobre 2018, alle ore 18.00, guarda il caso, anche se ancora non è che avessi proprio chiaro cosa fosse davvero ‘sto counseling eh, ma ho creduto nella sincronicità dell’evento.
Ed è così che sono partita, quasi inconsapevolmente, per questo viaggio di mete sconosciute.
Un viaggio a cui mi sono affidata, lasciandomi trasportare tra abissi e montagne.
Ho toccato luoghi di apparente statico delirio e di immensa agitata quiete, di fragile forza e di potente paura, di grandiosa tristezza e di gioia nascosta.
Un viaggio in un mondo da scoprire, dove tutto può essere diverso da come appare ad un primo sguardo o da come ci è stato descritto e raccontato.
E’ il mondo che si svela agli occhi di chi ha il coraggio di guardare e la curiosità di sperimentare.
Di chi ha voglia di entrare nel gioco, abbandonando le regole conosciute per farne di nuove e personali, partorite da esperienze soggettive.
E man mano che il viaggio continua, il gioco si fa più duro e io comincio a giocare con quell’essenza del counselor che potente si svela in me.
Ma soprattutto inizio a comprendere.
Io, Counselor:
circondata da uno scudo di fulgida luce e armata di amore compassionevole, seguo il flusso collaborativo dell’universo, accompagnando, in punta di piedi, chi, bisognoso, a me si rivolge.
E resto in ascolto.
Ascolto dentro e ascolto fuori, ascolto me e ascolto l’altro, ascolto parole e ascolto emozioni, ascolto la logica e ascolto il cuore.
E ascolto.
In possesso di mille orecchie, ben aperte e ben orientate come parabole multisensibili.
E resto radicata.
Presente a me stessa, tenacemente impressa, saldamente introdotta.
I miei piedi come radici penetrano nella madre terra e mi connetto con il tutto che è uno e con
l’uno che è il tutto.
E sperimento lo stare.
Nel silenzio, nella pazienza, nel perdono, nell’accettazione, nella fiducia.
Quanta semplice grandiosità in tutto questo.
E vivo l’esaltazione, la gioia, la consapevolezza di essere in grado, di essere giusta, di essere utile.
E respiro.
Così a fondo, così intensamente che ogni cellula del corpo si esalta in una hola infinita di puro godimento e di puro appagamento.
Com’è bella la vita quando sono allineata al mio sentire, alle vibrazioni della mia anima, all’essenza della mia vera natura.
Quando finalmente mi sento e mi riconosco giusta in ciò che sono e in ciò che faccio.
E tutto è iniziato dandomi il permesso di rispondere alla domanda più importante di tutte le domande:
“Io, cosa voglio?”
E’ per dare una risposta a questo punto interrogativo che ho mosso il primo passo di questo viaggio.
E con gli strumenti raccolti ad ogni tappa ho potuto ritrovare ed integrare la me bambina, in attesa di essere finalmente vista.
Ho potuto stanare la parte più profonda di me per riportarla alla luce.
Ho imparato a fare spazio e allo stesso tempo a prendere posizione.
Ho coltivato l’intuizione e la creatività.
Ho abbracciato il cambiamento e dimenticato la paura.
Ho ceduto al fluire luminoso della vita e mi sono liberata dai condizionamenti.
E non c’è più fatica e non c’è più sforzo.
E’ rimasto il cuore che nell’espressione del voglio ritrovato, resta saldamente al comando.
E ora, che l’oscurità preme con grande potenza.
E ora, che la paura è stata elevata a sistema.
E ora, che la libertà di pensiero è diventata colpa
E ora, che l’imposizione dell’unico dogma è la nuova religione
Ora più che mai, è il mio cuore a dare spinta e determinazione ad ogni mio intento.
E’ il suo battito ad imprimere l’invio nella tastiera della mia vita.
E’ lui che stabilisce il ritmo delle mie azioni.
E’ la sua luce che richiama le tante persone con cui oggi mi ritrovo a camminare.
E con quel primo tasto d’invio e quella parola apparsa magicamente a video “counseling” ho trovato risposta inconsapevole alle mie preghiere come una dichiarazione continua di vita vissuta.
E così è
E così sono