Istituto Artemisia

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SOSTEGNO

Crescita personale Istituto Artemisia

CRESCITA PERSONALE

Operatore olistico Istituto Artemisia

PROFESSIONISTA OLISTICO

QUI e ORA

Nel Qui e Ora creiamo lo spazio interiore per osservare i propri pensieri, osserviamo cosa accade nel corpo e quindi prendiamo la distanza dal pensiero; per fare ciò, usiamo la “maniglia” del respiro, del cuore, e quando sentiamo i nostri sensi siamo nel Qui e Ora.

 

La vita ci porta sempre a fare i conti con le nostre ferite.

Curare le ferite, accettare che la ferita esiste e renderla evidente, ci aiuta ad accedere al Sé.

Arianna Garrone

 

Ferite… io arrivo ad Artemisia con un “sacco pieno” di ferite: lutti importanti in giovane età e anche recenti, la sofferenza di stare sempre in punta di piedi nel mondo per non ferire gli altri.

 

 

Ciò che noi siamo interessati a vedere, lo vediamo, ciò che non siamo interessati a cogliere non lo vediamo. Nello sfondo rimane tutto ciò che esiste al di fuori del nostro interesse.

                                                                                                                                  Artemisia

3 marzo 2019

 

Mi scopro ad osservare meglio ciò che capita, mi alleno a riconoscere ciò che avviene quando siamo imbrigliati nel meccanismo della pretesa, della lamentela e del giudizio.

 

 

La consapevolezza, cioè “sapere come funzioniamo”, trasforma l’Io in Personalità Consapevole e consente di entrare in contatto con il Sé, che è il Cuore, l’Anima, uno Spazio intimo e vibrante.

 Artemisia

3 dicembre 2019

 

E io ci provo, finalmente, a capire come sono fatta, a prendere consapevolezza di me stessa.

Il lavoro di centratura, che abbiamo imparato a fare durante le lezioni, mi è molto utile e ne traggo sempre più i benefici. Sento crescere la mia autostima e la fiducia in me stessa.

 

 

Perdono come COMPRENSIONE che la persona ha fatto ciò che era esattamente in grado di fare in quel momento.

                                                                                                                                        Artemisia

31 marzo 2020

 

E questo vale anche per noi stessi: lo sento “chiave della pacificazione”, mi aiuta a vedere gli altri sotto un’altra luce.

 

Cosa vi fa venire in mente la parola “Solitudine”?

                                                                                        Lezione di Counseling narrativo 22 gennaio 2019

 

SOLITUDINE

 

Se un giorno ti senti solo

 

vai per strada

 

guarda un bimbo, un vecchio

 

guardati intorno… la vita ti circonda.

 

Respira, sorridi, guarda in alto.

 

E la tua solitudine

 

l’avrai lasciata lì

 

ad un angolo della strada.

Si sarebbe potuto fare un elenco di aspetti negativi e positivi, o pensare a una poesia o a una canzone… istintivamente ho scelto di scrivere io ciò che quella parola, in quel momento, mi aveva suscitato.

Non era una grande prova di scrittura poetica, di certo, ma mi colpì molto e mi fece emozionare il fatto che Federico, un mio compagno di corso, mi chiedesse se potevo regalargli quelle righe che lui aveva molto apprezzato.

“Ecco”, mi sono detta, “un segno che in Artemisia è difficile sentirsi soli.”

 

CUORE → MENTE → MANO

Dalle lezioni apprendo che la narrazione è uno strumento di counseling: quando utilizzarlo?

Nel tempo in cui la persona sente il bisogno di fissare sul foglio il proprio “sentire”, i sogni, i desideri, che alla mente arrivano dal cuore, quando “scrivere” serve a prendere la distanza dai pensieri che sono “inafferrabili”, “ingarbugliati”.

Applico questo strumento su me stessa: siamo nel 2020, in pieno Lockdown, quale momento migliore che questo?

Sento forte il bisogno, in questo momento della mia vita, di fare ordine, di fare pace con me stessa e con il senso di vuoto che mi porto da anni dopo la scomparsa di persone importanti della mia vita.

E comincio a scrivere, scrivere, scrivere… metto insieme ricordi, aneddoti del mio paese, pezzi della mia famiglia raccontati dalla zia ormai anziana e unica memoria di antichi fatti.

E ogni volta comprendo, chiudo sospesi, mi faccio abbracciare dalle mie origini.

Inserisco, insieme alle mie storie raccontate, alcuni scritti elaborati dalle lezioni di counseling: anche questi ora appartengono alla mia storia.

Voglio comporre un albero genealogico del ramo di famiglia di mia madre, scomparsa quando io avevo solo 12 anni.

Cerco fotografie, quelle stesse fotografie che non guardo da anni perché era troppo forte il dolore che richiamavano.

Sento che è il momento giusto, ora che so attingere alla mia “madre interiore” e da lì prendere coraggio.

È un lavoro spasmodico di ricerca e rimaneggiare le foto più antiche della mia famiglia è faticoso, perché ogni volta emergono ricordi e tante emozioni.

Mi sento come in un vortice terapeutico atto a sanare il dolore per la perdita dei miei cari.

Ora, a differenza del passato, guardo le foto con nostalgia e a volte le accarezzo con un sorriso.

  

Ogni distacco ha due facce, una che guarda al passato e una che guarda al futuro.

                                                                                                                           Artemisia 22 febbraio 2020

 

Compongo un albero genealogico in cui compaiono, come foglioline appena nate, i figli dei miei nipoti. Passo dalla sensazione amara del distacco a quella della riappropriazione, per arrivare alla gratitudine per ciascuno di quei volti nelle foto ingiallite dal tempo, e al sorriso per le tenere faccine dei nuovi arrivati.

E finalmente, una volta composto, appoggio di fronte a me quell’albero colorato e mi compaiono le lacrime. Stavolta non più di dolore, ma di semplice e sana commozione.

Il libro sarà il mio regalo di Natale 2020 per la mia famiglia, dedicato a mio figlio e ai miei nipoti. E sarà anche un piccolo dono alla Scuola, grazie alla quale ho potuto scoprire non solo questo strumento a me congeniale, ma molto di più per la mia crescita interiore.

IL GRANDE CAMBIAMENTO:

da paura, ansia, stress, frustrazione, a AMORE, GRATITUDINE, COMPASSIONE, GIOIA

Artemisia 20 settembre  2021

                                                                                                                   

IL FRENO A MANO

Sul volto della donna, il segno di una grande fatica.

Lei sente la sua volontà di andare avanti lungo la strada, frenata da una forza contrastante.

La sensazione che prova è quella di trascinare un carretto, così pesante che le fa compiere solo piccoli passi e le ruba tanta energia.

La frenano l’ansia verso le cose che incontrerà nel suo nuovo cammino, la paura di non farcela e di farsi del male, di perdere qualcosa o qualcuno; quindi frena, rallenta, per non andare avanti e incontrare le difficoltà.

Il volto tra le mani in un attimo di sconforto, solo un attimo, ma lungo come un’eternità.

Poi uno squarcio nella nebbia: da che parte arrivi, il vento che la dirada, lei non lo sa.

Capisce, però, che se continuerà a portarsi dietro il suo pesante fardello non incontrerà nemmeno le cose piacevoli, gli arricchimenti, le nuove motivazioni della vita.

La donna sceglie di prendersi per mano, da sé vuole rassicurare quella sua parte ansiosa e iperprotettiva che la accompagna.

Con la dolcezza di una madre, sussurra al suo stesso cuore di guardare dentro al suo carico e di renderlo così leggero da portarlo con sé come un dolce fardello.

Un bel bagaglio che le farà compagnia, da aprire e chiudere quando ne avrà voglia

assaporandone il contenuto perché quel contenuto, dolce o amaro che sia,

le ha permesso di essere la donna che è.

Sarà una dolce e leggera compagnia, non sarà un bagaglio da trascinare ma viaggerà con lei, sarà semplicemente parte della sua esistenza: ora è pieno di gratitudine.

                                                                                                                                                        Rosanna

CAMBIAMENTO COME PRESA DI COSCIENZA E CONSAPEVOLEZZA

Nel Qui e Ora… e ora chi è Rosanna? O meglio, chi mi sento di essere?

Oggi mi sento una donna che grazie alla Scuola Artemisia, frequentata non senza fatica, ha potuto cogliere l’opportunità di guardarsi dentro, di comprendere, di superare il timore di esprimersi.

Di imparare strumenti, utili sia alla propria crescita personale che a favorire l’incontro con l’altro nella relazione di sostegno.

Di lasciare che venisse fuori, con autenticità, l’amore verso se stessa e verso gli altri.

Di vivere nel Qui e Ora.

 

Con gratitudine