Tesi di diploma Artemisia – di S.M.
Lettera a me stessa
Cara Silvia, ti scrivo per farti i complimenti; in questi tre anni ti sei messa davvero in gioco e sei riuscita a migliorare la qualità della tua vita lavorando sodo su te stessa e per te stessa, facendo emergere le tue risorse che, utilizzate nel modo giusto, ti hanno portato a grandi risultati sia sul piano affettivo che professionale. Ovviamente questo è solo l’inizio, la scuola di counseling è stata il primo passo verso la conoscenza e la crescita personale, ora sai molto bene che il lavoro da svolgere è costante perché hai imparato a riconoscere diverse dinamiche in cui l’essere umano si intrappola, ma hai anche imparato che ci ricade più volte nell’arco della vita.
So che i primi mesi di percorso sono stati i più duri, sono stati i mesi in cui hai iniziato a prendere consapevolezza della tua condizione di vita, di quanto male hai fatto a te stessa, di quanto male hai consentito agli altri di farti e soprattutto di quanto tempo hai passato a torturarti nella tua mente con i peggiori strumenti come il giudizio, il senso di colpa, l’ansia, la pretesa-lamentela-accusa e chissà quanti altri. Ti sei resa conto di non aver vissuto a pieno il tuo ruolo di figlia e di essere diventata il pilastro portante della famiglia su cui tutti si appoggiavano, di esserti data la colpa per le volte in cui qualcosa non andava e di aver investito gran parte delle tue energie per migliorare la situazione degli altri, dimenticandoti frequentemente di te stessa e facendoti sentire sola e abbandonata. Hai realizzato di non volerti bene e di aver vissuto relazioni sentimentali asimmetriche in cui eri posta e ti ponevi in situazione down elemosinando amore dal partner che, essendo ovviamente narcisista, non sapeva darti. Hai capito che stavi mandando all’aria i tuoi studi per occuparti di chi aveva bisogno di te da cui ti stavi facendo prosciugare per sentirti utile a qualcuno e a qualcosa.
Riconoscere tutto questo è stato molto doloroso, ma è stato l’unico modo per poter scegliere, scegliere se continuare a vivere così ma in maniera consapevole oppure se lavorare sodo per cambiare le cose, togliendoti quel grosso e pesante fardello che portavi da tempo sulle spalle. Per il cambiamento ci vuole coraggio, perché lasci la tua zona di confort per qualcosa di ignoto, ma in questo caso non poteva che essere migliore!
Hai imparato che non puoi essere realmente ed efficacemente di aiuto agli altri se non aiuti te stessa a stare bene, non puoi amare gli altri se non sai amare te stessa, non puoi evitare di giudicare gli altri se non smetti di giudicare te stessa, non puoi stimare gli altri se non hai stima per te stessa e così via, il nostro comportamento esterno è lo specchio del comportamento che assumiamo con noi stessi. Mettere davanti il proprio bene non è un atto di egoismo, come pensavi, ma un gesto di amore per te e di conseguenza per gli altri.
Prendersi cura di se è il primo passo, accettare tutte le proprie parti, le proprie risorse, i propri limiti, i propri punti di forza, le proprie fragilità, la propria luce e soprattutto la propria ombra, perdonarsi gli errori commessi e comprendere che è solo grazie a quello che siamo stati che siamo quelli che siamo: più forti, più saggi, più completi.
È proprio dal prenderti cura di te che è iniziato il tuo percorso, partendo da cose prettamente estetiche poiché le ritenevi più semplici: l’abbigliamento, i capelli, il trucco, tutto ciò per valorizzarti come meriti, per sentirti bella, per guardarti allo specchio e dirti: mi piaci! Abbandonando l’idea di farsi bella solo per compiacere gli altri o solo per adeguarti ad un contesto. Man mano hai imparato a farti i complimenti e a darti un valore che purtroppo non corrispondeva al valore che ti era dato dal tuo ragazzo, di conseguenza, nonostante tutte le paure e le incertezze hai preso in mano la situazione e hai messo fine alla relazione decidendo di costruire una buona relazione con te stessa, in modo da scegliere in futuro una persona per la voglia di stare con lei e non per il bisogno di avere qualcuno accanto. Solo adesso hai capito che cos’è l’amore, quello vero. Hai trovato una persona fantastica da amare e che ti ama, di cui prenderti cura e che si prende cura di te, da rispettare e che ti rispetta, di cui fidarsi e che si fida di te, con cui stare sullo stesso piano e senza dover essere diversa da ciò che sei.
Anche nella cerchia degli amici hai deciso di non essere a disposizione di tutti, di mettere dei confini e che stai meglio avendone pochi ma buoni e soprattutto sinceri, hai così suddiviso i conoscenti dagli amici stretti con cui c’è un rapporto paritario, disinteressato e di fiducia.
Hai accolto la tua parte femminina, che inizialmente additavi come debole trasformandola in un nuovo punto di forza.
Sei riuscita a tirare fuori la rabbia che era sepolta sotto le tue paure e con fatica ad accettare le fragilità dei tuoi genitori, affrontandoli e parlando con loro, esprimendogli la tua sofferenza e chiedendogli collaborazione in cambio del tuo aiuto, con papà è andata bene e il legame si è rafforzato, con mamma non è andata come speravi ma hai messo un confine: non puoi aiutare chi non vuole essere aiutato. Hai lasciato una porta aperta, ma non sei più nella stanza accanto a lei.
Andando avanti hai appreso che riconoscerti i meriti e festeggiare i traguardi è importante, non presuntuoso. Sei riuscita a terminare il percorso di studi in scienze dell’educazione, a laurearti e a fare un salto di qualità dal punto di vista lavorativo entrando con un concorso in un ente pubblico nel giro di pochi mesi. Sei stata bravissima!
Il counseling è stato fondamentale per permetterti di svolgere il tuo mestiere, innanzitutto per il lavoro fatto su di te e poi per gli strumenti pratici di lavoro che ti ha fornito. Il lavoro nel sociale si basa sulla relazione con le persone, devi stare bene per costruire relazioni sane e non devi solo sapere ma saper essere. Ti sei sperimentata su diversi servizi ottenendo ottimi risultati ma dopo un anno di lavoro è arrivata un’ospite in comunità che ha colto le tue debolezze e le ha utilizzate per colpirti più forte che poteva, non hai retto il colpo perché non hai messo distanza e soprattutto perché non ti sei accorta di essere nuovamente caduta nella dinamica: pretesa-lamentela-accusa. Non lo vivere come un errore o un fallimento, ma come una lezione imparata sul campo della vita. Nulla accade per caso e tu hai avuto fiducia nel processo sfruttando l’occasione come opportunità di cambiamento, seguendo la tua ombra e imparando ad accettarla. Hai lasciato un lavoro che non ti appassionava per trovarne uno in cui potessi dare di più e stare meglio. Da questa esperienza hai imparato tanto, hai messo in pratica i diversi strumenti appresi: accoglienza, ascolto attivo, domande potenti, attenzione al linguaggio verbale e non verbale, empatia, riformulazione e consapevolezza di te. Alla fine hai raccolto ciò che hai seminato per piantare un nuovo raccolto.
Hai dovuto sfatare il mito della perfezione e sconfiggere il delirio di onnipotenza che ogni tanto si presenta ed accettare l’impotenza che si ha in alcune situazioni. Hai sconfitto l’ansia imparando a stare nel qui e ora, senza rimproverarti per il passato e senza preoccuparti per il futuro. Stai avanzando a piccoli passi concreti per il raggiungimento dei tuoi obiettivi, concedendoti la possibilità di cambiare direzione in base ai tuoi bisogni, che hai imparato ad ascoltare e talvolta ad assecondare senza sentirti in colpa. Il tuo severo giudice interiore non è stato sconfitto ma messo a sedere, bisogna solo riprenderlo ogni tanto per non farlo intervenire a sproposito.
Aiutando le altre persone per lavoro, per tirocinio e per volontariato hai ricevuto indietro tutto quello che hai donato e forse di più e inoltre hai appreso che chiedere aiuto non è debolezza ma consapevolezza e ascolto di se stessi.
Questo è un periodo difficile per te, la persona che ti ha cresciuta e che è stata il punto di riferimento della tua crescita sta per volare via, goditi fino in fondo gli ultimi momenti della sua vita e ricorda, come dicono i ragazzi del gruppo speciale: il dolore non è gratis! Se lo attraversi riuscirai a dargli un senso, anche perché chi resta deve vivere anche per chi non c’è più senza sprecare un solo giorno di vita.
Non perché devo ma perché voglio ringrazio tutte le persone che ti sono accanto e che hanno contribuito al tuo cammino di crescita. Ringrazio Arianna perché ti ha dato l’opportunità di accedere alla scuola ed è stata un’insegnante davvero fantastica e un esempio importante, ringrazio i tuoi compagni di scuola che, nonostante la tua giovane età ti hanno accolta e fatta sentire da subito parte del gruppo, regalandoti generosamente parti di loro, in particolare Sandra con cui è nata una splendida amicizia, ringrazio nostro fratello Giacomo perché è l’unica persona che ha vissuto e condiviso con noi fino in fondo l’esperienza di vita famigliare supportandoci nei momenti di fragilità, ringrazio Gianluca che è entrato nella tua vita al momento giusto ed è riuscito a conquistarti completamente, nonostante le tue diffidenze, a starti accanto e ad amarti ogni giorno come meriti e infine ringrazio te, che sei la mia parte adulta, e hai imparato a prenderti cura di me e a lasciarmi lo spazio di cui ho bisogno.
Ti abbraccio forte, Silvietta.