“Il Coach è una carrozza, chi guida è il Coachee”…
Questa frase, sentita ad una presentazione del corso di Coaching della Scuola Artemisia, ha subito destato la mia curiosità di sapere cosa si celava dietro questa affermazione… ora sono in grado di dire che esprime al meglio ed in modo semplice il ruolo del Coach.
A differenza del Counselor, che aiuta a trasformare delle situazioni di sofferenza e sostiene il cliente ad affrontare le difficoltà, il Coach lavora su obiettivi mirati. Fin dal primo incontro si crea la Partnership di fiducia con la persona (detta Coachee) basata su accoglienza e ascolto, alleanza e autenticità del rapporto.
Quale che sia l’obiettivo personale o professionale che il nostro Coachee voglia raggiungere ho imparato quanto sia importante tenere a bada la parte egoica di noi stessi e andare a sostegno della persona fungendo semplicemente da co-guidatore nel percorso.
Seguire la Maieutica, il metodo Socratico nell’approccio con la persona, è la chiave del Coaching: fatta di ascolto, di silenzio e che, tramite “frasi giuste” al “punto giusto” fanno sì che il Coachee porti fuori di sé la propria verità per poi viaggiare insieme al Coach verso l’obiettivo.
Enorme importanza va data alla comunicazione verbale e paraverbale nostra e del nostro Coachee.
Può accadere che il Cochee arrivi a noi in crisi di autogoverno, cioè esprime un malessere ma è in confusione e non sa distinguere l’obiettivo primario che vuole raggiungere: è importante quindi, nella fase di Esplorazionemettere a fuoco l’obiettivo che ha la priorità.
Con l’Elaborazione vengono presi in considerazione il Presente Percepito (P.P.) e il Futuro Desiderato (F.D.) per poi passare alla Esecuzione (con un vero e proprio allenamento del potenziale) del Piano d’Azione (PDA) in cui si mettono “nero su bianco” le azioni da compiere.
Si lavora sul Futuro Desiderato che dapprima si presenta ampio e astratto e poi, man mano che si stringe il campo e si va nel dettaglio attraverso il Piano d’Azione, appare sempre più delineato, come nella raffigurazione di un imbuto, verso l’obiettivo che risulta quindi essere sempre più definito.
Fondamentale è la motivazione che spinge al raggiungimento di un obiettivo che, se è intrinseca, porta allo stato di flow, cioè ad una alta soddisfazione personale. Indispensabile il monitoraggio del Piano d’Azione: aver perseguito i tempi definiti darà la spinta per continuare o per approntare modifiche qualora il percorso richiedesse dei cambiamenti.
L’obiettivo deve avere caratteristiche S.M.A.R.T., cioè deve essere:
- Specifico
- Misurabile
- Attuabile
- Realistico
- Temporale
Ad un certo punto del percorso l’acronimo S.M.A.R.T. ha iniziato a risuonarmi accattivante nella testa come un “pronti-via!”. È come se fosse la chiave di volta e mi desse l’ispirazione per dare inizio al mio progetto che mi trascinavo ormai da mesi e che continuavo a rimandare. Ero entrata in confusione perchè non sapevo “cosa fare prima” e questa parolina magica mi ha illuminato:
il mio obiettivo aveva tutte le caratteristiche S.M.A.R.T.!
Grazie al corso di Coaching credo di aver “individuato il mio potenziale e il mio tipo di volontà-sapiente in grado di mettere in atto strategie per arrivare all’ obiettivo”, quindi… non mi restava altro che sperimentare!
Ho sperimentato su un bisogno attuale dato dal fatto che, per le vicissitudini in questa fase della mia vita, mi sono ritrovata a dover “parzialmente sgombrare e riorganizzare” tre case, le quali oltre ad avere un carico emotivo importante, essendo state abitate precedentemente da persone care della mia vita, erano grandi contenitori di oggetti, vestiario, documenti e di tutto ciò che dava connotazione alla storia della casa e dei suoi abitanti.
In tutto questo avevo dovuto necessariamente utilizzare come temporaneo deposito di “cose da selezionare” anche lo spazio della casa in cui vivo.
SCOPO: fare ordine in casa liberandomi del superfluo e archiviare i documenti utili MOTIVAZIONE: vivere in un ambiente più rilassante e confortevole e accrescere il mio benessere; trovare subito i documenti all’occorrenza.
Spinta da una forte motivazione faccio una analisi del percorso e mi metto all’opera andando per singoli obiettivi, assegnandone la priorità e, per ciascuno, delineando il piano d’azione da seguire.
La chiave di tutto è “spacchettare” (altra parola magica e non solo metaforicamente parlando, vista la notevole presenza di pacchi e pacchetti che avevo per casa). Sento che per me è prioritario sistemare i documenti e i carteggi, poi gli indumenti e per finire gli oggetti.
FATTORI OSTACOLANTI: il tempo dedicato al lavoro, agli interessi culturali e al volontariato.
FACILITATORI: contributo di una amica per selezionare indumenti da regalare e smaltire, di mio figlio per selezionare i documenti ed approntare i singoli dossier.
TEMPISTICA: due giorni alla settimana, due mesi a partire dall’inizio di novembre con monitoraggio quindicinale.
Vorrei iniziare l’anno nuovo avendo raggiunto l’obiettivo e vivere con una leggerezza in più.
Ho deciso di istituire “la scatola dei ricordi” dove mettere le piccole cose che ogni tanto, riguardandole, mi facciano pensare con serenità agli eventi della mia vita. Una scatola di recupero vestita di un color carta da zucchero farà al caso mio.
Ad oggi sono riuscita, con l’aiuto di amica e figlio e con un meraviglioso incastro di orari e fatica fisica, ad aver quasi raggiunto completamente il mio obiettivo. Guardo orgogliosa la scatola azzurra che da sopra l’armadio sembra strizzarmi l’occhio…
ora non mi resta che trasformare la vecchia FIAT 500 degli anni ’60 del nonno in “auto per matrimoni”
…ma questa è un’altra storia…