Istituto Artemisia

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Operatore olistico Istituto Artemisia

PROFESSIONISTA OLISTICO

Respiro. Scrivo. Respiro. Scrivo.

Qui. Adesso. Vivo l’istante che mi è dato senza giudizio o aspettative.

Ogni respiro è doloroso ma possibile nel qui e ora.

La mia storia si divide in due: la vita prima e dopo l’intervento che ho subito al cuore. Ciò che è accaduto mi ha segnato profondamente sia fisicamente che emotivamente e ho passato un lungo periodo piegata su me stessa…. Rivivo ancora sulla pelle il momento in cui il mio cuore si è fermato e mi sono sentita trascinare di là, anzi mi sono abbandonata a di là… un luogo grigio senza rumore né colore…solo calma silenzio e assenza di dolore. Mentre la rianimazione era piena di rumori che mi sembravano assordanti: niente intimità per il corpo e per lo spirito; solo meccanica umana che deve essere aggiustata ad ogni costo.

Di là invece solo silenzio, pace, assenza di dolore che ti fanno stare bene e a cui senti di non voler più rinunciare. Poi uno strappo fortissimo, come di qualcuno che ti tira il braccio con violenza.

E tu ti ritrovi qui in mezzo al dolore ed alla sofferenza.

A chi ti domanda se non sei contenta di essere tornata non riesci a rispondere che “vaffanculo”

Vaffanculo alla vita, alla morte, al dolore!

Perché io?

Perché a me?

Quando sono tornata a casa in braccio a mio figlio non sapevo più chi ero. Avevo solo un’idea in testa che mi torturava: dovrò rivivere tutto questo? Perché? Io non volevo tornare, come posso andare avanti a vivere?

Il bisogno di trovare un senso mi ha spinto a intraprendere il percorso che mi ha portato fino a qui oggi. Non un caso, ma una decisione maturata nel tempo e che ho dovuto prendere a testa bassa, lottando con la mia famiglia che non capiva perché dovessi venire fino a Torino, vista la quantità di scuole di coaching esistente a Milano. Quindi sono passati due anni prima che riuscissi a realizzare il mio percorso, dopo aver accompagnato parte della mia famiglia la da dove io ero tornata.

Devo ringraziare Alberto per avermi incoraggiata e sostenuta, altrimenti non ce l’avrei mai fatta.

E adesso che siamo alla fine di questi mesi trascorsi insieme ho una sola certezza: niente accade per caso e tutto portava qui.

Dal primo istante la percezione è stata quella di trovarmi in un campo positivo in cui ciascuno portava il proprio sé, più o meno conosciuto, senza timore del giudizio altrui. Le nostre storie si sono intrecciate nel racconto e nel confronto, creando un filo comune che si è snodato da una lezione all’altra e ci ha avvolto chiedendomi di cambiare marcia e modo di affrontare la vita, per poter poi proporre agli altri metodi e strumenti diversi nella relazione di aiuto. E questa è stata la parte più difficile per me che sono stata cresciuta ed ho continuato a vivere nel giudizio e nella totale dipendenza dalla volontà forte come unica risorsa a cui attingere.

Guardare alle mie varie parti con serenità facendo riunione di condominio, senza vergognarmi o tentare di eliminarne qualcuna è stato liberatorio e mi ha permesso di vivere con una leggerezza che non ho mai provato, condizionata dalle credenze.

La mia grande fortuna è stata quella di poter verificare di volta in volta nel lavoro quello che mi veniva proposto in aula, le prime volte in modo tecnico e seguendo le indicazioni date, poi in modo più fluido abbandonandomi alle leggi del campo ed utilizzando gli strumenti in base a chi mi trovo davanti ed alle necessità che devo affrontare. Le facce perplesse degli utenti disoccupati di fronte alla ruota della vita ……le risate con gli esercizi inutili durante i corsi di comunicazione …. Le ore passate in silenzio ad ascoltare chi pensa di non aver più diritto di parlare …… a pianificare obiettivi con chi credeva di non aver più nessun diritto di sperare e sente risorgere in sè un briciolo di speranza sul futuro.

Mi porto via pezzetti di persone che ho conosciuto e con cui ho condiviso più che in una vita con il resto del mondo

Mi porto via la speranza di un modo più umano di vivere e affrontare le cose….

Mi porto via una “coperta” che è fatta di risate fino alle lacrime e leggerezza….

Mi porto via la “sputazza” con cui colorare il mondo di altri colori oltre il grigio ed il nero….

Mi porto via il desiderio di continuare questa avventura con voi…..

Mi porto via il passaggio delle stagioni dal punto di vista privilegiato della piscina, le ore di treno, la mia prima volta in viaggio da sola per fare una cosa per me.

Gli occhi di Valentina, il fumo di Enrico, il sorriso di Arianna, la risata baritonale di Marco, le ossa sempre più sporgenti dell’altro Marco, i vestiti di Fulvio, gli interventi puntuali di alcuni la leggerezza di altri, le lacrime di Rosi, l’ironia di Roberto, le guance rosse di Roberta, l’accento di Simona…

Nella speranza di aver donato anch’io qualcosa di me

Per tutto questo e di tutto questo non posso che ringraziarvi.

Con affetto.