Le esperienze, quelle belle, intense e ricche di significato hanno per me, sempre e da sempre, valore doppio. Perché mentre da un lato espandono le mie conoscenze specifiche dall’altro, per astrazione, diventano un insegnamento più ampio e profondamente radicato, trasformandomi di fatto in una persona nuova.
Così è stato per questa esperienza che si appresta a concludersi, e con un impatto inaspettatamente potente. Portare dentro di me le teorie e le tecniche del coaching ha causato infatti un inevitabile shock che ha messo in evidenza in modo netto il mio “me di prima” e il mio “me di dopo”.
Questo ha avuto un riverbero immediato su un aspetto fondamentale che fa da filo conduttore di tutto il percorso: il DUALISMO. Il coaching è costantemente dualistico in quasi tutte le sue espressioni.
La figura del coach e del coachee, la parola e il silenzio, il pensiero e l’emozione, gli ostacoli e i facilitatori. Tutto si raddoppia e si contrappone nel quadro di una attività di aiuto che deve essere di aiuto per entrambi i partecipanti.
Due sono, alla base di tutto, gli scopi e due le finalità: da una parte la volontà del coach di essere un supporto “trasparente” per aiutare ad espandere le coscienze (indipendentemente dal risultato) e la necessità di raggiungere il risultato stesso dall’altra. E ancora il dialogo, la comunicazione circolare, i ruoli che si scambiano, il feedback, l’andata e il ritorno, contrapposti come in un grande disegno di YIN e YANG che compongono il risultato finale.
Il doppio è sempre presente, sempre evidente. Ed è dualistico anche l’interno, dove la contrapposizione si complica moltiplicandosi in una serie di innumerevoli parti della personalità che compongono un dialogo tanto caotico quanto necessario.
Poi ci sono il padre e la madre. Il maschile e il femminile.
Soprattutto nell’espressione della volontà dove il femminile si mette in evidenza con forza nella valutazione – accogliente, democratica, riflessiva – ed il maschile nelle fasi conclusive del passaggio all’azione.
Così anche nell’attività più ampia di coaching dove il femminile è dominante nel dialogo, nel ragionamento sulla realtà nella sua accezione più oggettiva, nelle opzioni e nelle possibilità e il maschile si esplicita nel piano d’azione nei modi diretti ed efficaci della risoluzione dei problemi.
Ma perché tutto questo abbia un valore assoluto e un’efficacia netta e incontrovertibile, come sempre accade, il dualismo deve evolvere nell’UNO per portare a compimento un’attività che è di alleanza vera, di arricchimento di entrambi e di ottenimento degli obiettivi.
Quindi da questa profonda immersione in se stessi e nella materia si riemerge – IO RIEMERGO – portando con me una singola parola che è: EQUILIBRIO, perché tutto questo possa diventare uno e compiersi nella sua forma più alta.
L’equilibrio personale, della relazione, dell’ambiente e dell’azione di espansione delle coscienze. Un punto, instabile certo, ma finalmente unificato e unificante. Equilibrio è una parola pesante, come tutte le parole che hanno vera importanza e che diventa MANTRA e MONITO… MANTRA e MONITO per il mio futuro come coach e come essere umano.
Unire, unificare, rende solido, stabile, ma senza rigidità. Permette di essere accoglienti ed empatici senza perdere lucidità e professionalità.
Ed è una tendenza naturale; tendiamo istintivamente a tornare ad essere uno, ad armonizzare tutti gli opposti di cui sappiamo di essere fatti e che, in ultimo, possono fondersi mantenendo intatte le loro caratteristiche intrinseche.
EQUILIBRIO è la parola che si trova al fondo della ricerca e si compone per contrarietà, mettendo a fuoco il dualismo, sentendo una necessità atavica di riunificazione.
L’unione nell’attività di coaching può avvenire solo attraverso la CENTRATURA PERSONALE e l’EQUILIBRIOdelle forze, delle emozioni, dei pesi, delle misure e delle distanze per far sì che tutto si condensi in un RISULTATOsferico, compiuto, appagante ed efficace.
Ringrazio dal profondo del cuore voi tutti per questo tratto di strada che abbiamo condiviso con intensità, interesse e gioia. A voi va tutta la mia gratitudine per aver contribuito, ognuno con il proprio ruolo e le proprie caratteristiche, al compimento del nostro percorso che ci porta in una nuova fase delle nostre vite nella quale entriamo con un po’ più di consapevolezza e la coscienza di avere incontrato persone meravigliose.
“Ognuno di noi è un DILUVIO, un’ARCA e un CAPITANO”
Mikhail Naimy – Scrittore e poeta libanese