Sono arrivato qui con voi, questo gruppo di belle teste e grandi cuori, assolutamente per caso: Marco è testimone della mia lontananza da questo tipo di cose. Ci sono arrivato con un fardello, una cosa tutto sommato normale che capita a molti, ma che è stata ingigantita dalla mia inadeguatezza a gestirla.
E qui ho ricevuto il mio primo regalo: nonostante un atteggiamento da vittima ho ricevuto abbracci con tutte le braccia, occhi lucidi che guardavano i miei occhi lucidi, un’empatia profonda e incondizionata e una capacità di analisi e comprensione dell’altro che da sola definisce la forza di quello che in queste lezioni mi è stato trasmesso.
Tutto il resto è Coaching, e di quello questa scuola può andare orgogliosa: alcune lezioni (citando la maga Valentina) risuonano quotidianamente nel mio vissuto e hanno cambiato l’approccio che ho con i problemi, la luce che illumina le mie difficoltà, il metodo con cui affronto le avversità.
In particolare una parte della lezione sugli Strumenti del Coach mi ha regalato una consapevolezza nuova, che mi ha fatto capire cosa c’è alla base del vero Coaching: l’amore. E’ un amore generale, diffuso, cosmico, incondizionato, propositivo, leggero e totalizzante allo stesso tempo, maturo come quello adulto e innocente come quello dei bimbi, senza prezzo e senza costo.
Un amore come dovrebbe essere sempre l’amore.
Nel corso di quella lezione ho segnato sul mio quadernetto arancione, in sola mezza pagina, alcuni tra i verbi più dolci dell’italiano: ringraziare, tollerare, sostenere, accudire, proteggere. Sono parole che caratterizzano le dottrine religiose, le lettere dei fidanzati da poco, i discorsi dei padri e delle madri ai loro figli.
E sono proprio quelle le parole che quel giorno ci sono state passate, come invito a praticare quelle azioni ma, sorpresa: prima di tutto nei nostri confronti.
Questo principio è stato illuminante e ha dato origine ad un nuovo percorso di esplorazione dei miei scantinati, da cui sono tornato con un concetto piccolo e semplice, prezioso come la maggior parte delle cose piccole e semplici.
È dalla cura di noi stessi che inizia la strada per accompagnare gli altri verso il loro obiettivo, e perché questo sentimento venga percepito come sincero e agisca con efficacia nel cuore del nostro Coachee, deve provenire da un luogo sereno.
Quel luogo sereno siamo noi e dirlo a me fa sorridere, perché in questi mesi sono stato tante cose, ma raramente sereno, persino qui in questo consesso di cinture nere di accoglienza. Eppure quando è successo, la maggior parte delle volte ero qui con voi e questo significa che se non io, almeno voi sapete infondere in chi vi sta accanto quelle balsamiche emozioni: come ogni buon Coach voi sapete ringraziare, tollerare, sostenere, accudire, proteggere. Buon lavoro.