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Questo corso mi ha dato la possibilità di mettere nero su bianco un progetto che è dentro di me da tanto tempo.

Nel mio piano di azione  c’è un’area di incidenza che vi vorrei raccontare:

parla di me , della mia storia,  di un traguardo che merita di essere festeggiato, celebrato e condiviso e sono grata di farlo con ciascuno di voi!

La scelta di lavorare nell’azienda di famiglia di mio marito ha obbedito a credenze profonde a echi antichi radicati inconsapevolmente dentro di me.

 Per anni sono stata un’attrice (una brava attrice!) che si è attenuta a un bel copione scritto per me da altri. Inizialmente ci sono stata bene, mi sono calata totalmente in una parte che sembrava davvero disegnata ad hoc per me!

Ero una bella protagonista, brava ragazza, brava moglie, brava mamma, pronta ad occupare un posto che un giorno sarebbe stato mio, ma all’epoca occupato da una suocera ingombrante.

Non mi mancava proprio nulla, eppure ogni giorno avevo un pezzo di insoddisfazione in più.

Ci ho messo tanti anni a rendermi consapevole di questo, anche perchè, se è vero che  “ad ogni rinuncia corrisponde una contropartita considerevole”, devo ammettere che la mia contropartita mi compensava e riuscivo ad attingere le mie soddisfazioni dall’essere la mamma di, la figlia di, la moglie di, la nuora di…ero di tanti, ma non ero di me stessa e ancora non lo sapevo.

Poi arriva la vita con la sua ironia e creatività e mi porta Emma, la mia terza bimba. Emma “colei che genera” ha iniziato a farmi da specchio, non con la delicatezza di un coach,  ma con la rabbia di una bambina che urlava tutta la sua frustrazione..E qui inizio a mettermi in cammino guardandomi dentro senza troppo filtri, proprio come mi suggeriva Emma, scoprendo che la sua rabbia e la sua frustrazione erano le mie.

Questo percorso inizia a generare consapevolezze e comincia la fase che io chiamo “il cambio armadio” e magari più tecnicamente si può  definire processo di deliberazione..

Ho iniziato a mettere mano al mio armadio interiore e a scegliere cosa tenere, cosa buttare, cosa riciclare e cosa rimodernizzare.

Capite che ci vuole un attimo per una donna quando si tratta di armadi! Quindi ci ho messo un po’, mi sono presa i miei tempi e intanto il mio look cambiava…E più cambiava e più mi piacevo e più veniva fuori una me nuova, fresca, autentica.

E qui è successa una cosa strana: torno alla metafora del  teatro per spiegare il mio vissuto. Sul mio palco, ho iniziato a cambiare le battute: un bel casino quando arrivi a pagina 11 riga 5 e aspetti che il tuo collega reciti correttamente la sua battuta a cui si aggancia perfettamente la tua, invece questo non accade! Ma chi ha recitato lo sa..lo spettacolo deve andare avanti anche se non ti danno la battuta giusta e, a questo punto la compagnia teatrale si è dimezzata. Qualcuno non è stato al gioco, non si è adattato alle mie battute nuove e si è allontanato. Di chi è rimasto c’è chi ha fatto fatica, chi ha iniziato a divertirsi, chi si è mostrato timoroso, chi si è reinventato, chi ha iniziato ad osare, nuovi attori che hanno portato aria fresca, cambiamento e dinamismo. Cito un solo personaggio che mi è sempre rimasto accanto e che mi ha sostenuta: mio marito. Lui ha sempre visto prima di me certe cose che avevo dentro e non si è  stupito quando ho iniziato la metamorfosi, quasi come se mi avesse sempre vista farfalla. Qui va tutta la mia gratitudine a lui, a me , a noi alla vita che ci ha fatti incontrare e ci ha fatto conoscere quest’aspetto bello dell’amarsi e del crescere insieme. Porto anche la fatica di quando uno dei due rimane indietro o si ferma a guardare il panorama o a fare non sai bene cosa e l’altro può scegliere se attendere, spronare, pazientare oppure fuggire o nascondersi: grata a noi per aver scelto  le prime opzioni.

L’azienda di famiglia  in cui ho lavorato in questi anni rappresenta il copione vecchio, quello dove io rispettavo tutte le battute. E’ stato uno spettacolo che mi ha lasciato molto, ha girato per  molti teatri e ha riscosso un discreto successo. Sono grata a tutta la compagnia che ha lavorato con me: ogni componente mi ha permesso di vedere una parte diversa di me stessa.

Arriviamo al dunque, alla pragmaticità che tanto mi piace del coach, quindi al 31/12/2020.

Sono fedele al mio piano di azione, indicatori di riuscita, azioni, ho valutato gli ostacoli e ho coinvolto i facilitatori. Ed ecco raggiunto un obiettivo. Sono io che lascio la compagnia.

Dopo una lunga fase di deliberazione, scelta, affermazione, pianificazione direzione dell’esecuzione ,verifica…passo all’azione: lascio l’azienda.

Quando si lascia qualcosa si libera uno spazio nuovo e questo genera in me emozioni contrastanti che vanno dalla gioia alla preoccupazione passando per l’incertezza l’incredulità e la responsabilità di voler scrivere un copione nuovo sempre più chiaro dentro di me.

La trama del mio nuovo spettacolo parla di realizzazione professionale: mi piacerebbe, in questo nuovo capitolo, riuscire a mettere in scena questo.

Si ricomincia, con un inedito, con un ostacolo di fase (la mia pancia) che ha tutto il sapore di positivià e mi consente di rallentare, di fermarmi per gustare i miei traguardi raggiunti e pianificare, scrivere, inventare, fantasticare con calma e serenità i miei prossimi obiettivi.

Concludo con una pagina che racchiude la potenza della diversità e dell’assenza di giudizio.

Perchè quando accogliamo e accettiamo senza giudizio, con benevolenza, quelle parti di noi diverse da come ce le immaginavamo, magari diverse da come avremmo voluto e ci fidiamo di  esse, avviene un piccolo miracolo: iniziamo a vedere il bello prima del brutto, torniamo un po’ bambini capaci di stupirci ancora davanti a tanta ricchezza che abbiamo dentro!

Tratto da “Storia di una gabianella e del gatto che le insegnò a volare”

“Ti vogliamo tutti bene, Fortunata. E ti vogliamo bene perchè sei una gabbiana, una bella gabbiana. Non ti abbiamo contraddetto quando ti abbiamo sentito stridere che eri un gatto, perchè ci lusinga che tu voglia essere come noi, ma sei diversa e ci piace che tu sia diversa.

Ti vogliamo gabbiana. Sentiamo che anche tu ci vuoi bene, che siamo i tuoi amici, la tua famiglia, ed è bene tu sappia che con te abbiamo imparato qualcosa che ci riempie di orgoglio: abbiamo imparato ad apprezzare, rispettare e ad amare un essere diverso.”

 

Porto ciascuno di voi nel cuore.