Carl Rogers per la prima volta afferma che il cliente ha in sé le potenzialità e le risorse per risolvere il suo problema, ed il compito del terapeuta (o dell’esperto nelle dinamiche relazionali – il Counselor non è un terapeuta!) è quello di facilitare l’emergere di tali risorse.
L’individuo nevrotico è in conflitto con se stesso.
Una parte del suo essere cerca di dominarne un’altra. Il suo IO tenta di sottomettere il corpo; il suo pensiero razionale, di controllare le emozioni; la sua volontà, di superare paure e angosce. Sebbene questo conflitto sia per lo più inconscio, il suo effetto è di esaurire le energie di una persona e di distruggere la pace della mente.
(Alexander Lowen: da “Paura di vivere”)
All’inizio era un caos. Confusione e ansia. Il malessere era chiaro ma il suo significato no.
PAURA
Le paure possono essere legate a un trauma specifico. Ad esempio la paura del cane può essere legata a un episodio aggressivo da parte di questo animale, vissuto dal bambino. Tuttavia buona parte delle paure non sono legate ad alcun trauma specifico. Esse nascono da una sofferenza interiore del bambino, dovuta ad un’educazione non idonea o ad un ambiente particolarmente disturbato, stressante o che presenta, o ha presentato in passato, scarsa attenzione e considerazione nei confronti dei suoi bisogni affettivo – emotivi. Questa sofferenza genera in lui un’immagine negativa, e quindi paurosa, del mondo che lo circonda.
Faceva paura mettersi in ascolto per esplorare questa emozione. Ho pensato di essere un’avventuriera coraggiosa perché non avevo ancora smesso di cercare delle risposte e, ancora una volta, ero disponibile a immergermi nella mia interiorità. Accesi la mia lanterna e partii… La strada era intrapresa… Chi ben comincia è a metà dell’opera, pensai.
Tuttavia mai mi sarei aspettata che sarebbe stato così difficile.
Vogliamo essere più vivi e sentire di più, ma questa esperienza si rivela spaventosa. Abbiamo paura di vivere e per questo ci affaccendiamo affannati per non sentire: corriamo per non affrontare noi stessi.
Ascoltare le mie emozioni mi ha messo di fronte alla realtà delle mie paure, di fallire, di avere successo, di avere responsabilità, di non essere tenuta in considerazione, di essere giudicata. Di sentire le mie emozioni e riconoscere i miei bisogni… di prendere contatto col dolore provocato dall’ averli ignorati per tanto tempo, e con l’incertezza di essere un giorno in grado di soddisfarli davvero.
CURIOSITA’
La curiosità è amore puro per la vita: etimologicamente, infatti, deriva dal latino “cura”, intesa come premura, sollecitudine, riguardo. Il vero curioso è dunque chi si prende cura di qualcosa, lo ha a cuore, custodendolo nella parte più intima di sé, e sente che dietro l’esperienza e l’informazione sta il calore della conoscenza, così come dietro alla cura di ogni progetto sta l’amore.
“La curiosità ci spinge ad assumere una posizione di scoperta attiva nei confronti della vita e a cercare ardentemente anziché attendere in modo passivo. È quell’attitudine mentale che ci rende perfettamente consapevoli, indipendenti, resilienti e dunque davvero liberi”.
La curiosità per me è una motivazione intrinseca, che mi ha sempre guidato verso la scoperta e una comprensione del mondo esterno e soprattutto interno. Un interesse personale e un piacere fine a se stesso, non mi sono mai aspettata ricompense. Sono curiosa nel ricercare nuove sensazioni e esperienze. E’ una forte attrazione, un desiderio di verità e comprensione di me e dell’altro, del perché sia così difficile vivere nell’armonia nonostante sia il desiderio di tutti. Un percorso lungo i nodi della mia anima, che non è solo scoperta ma è anche cura amorevole, comprensione come compassione, delicatezza e rispetto.
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