Era un pomeriggio di settembre, il cielo era grigio, un po’ come il mio umore. Tre anni prima era mancato il mio papà e mi aveva lasciato con delle problematiche di organizzazione ed economiche abbastanza serie. Mia figlia, per il suo compleanno, voleva un cucciolo. Unico compromesso era stato quello che non lo avremmo comprato ma che saremmo andate a prenderlo in un canile. Ed ecco che quel pomeriggio andammo al canile di Valdellatorre.
L’abbaiare di tutti quei pelosetti mi faceva stare ancora peggio, li avrei portati a casa tutti quanti. Così dissi a mia figlia di andare lei a vedere se c’era qualche cagnolina che le piaceva e io mi sarei fermata su di una panchina all’ingresso del canile. Ad un certo punto, dall’ingresso principale entrò una volontaria con una lupetta al guinzaglio che con uno strattone si liberò dal guinzaglio e mi volò direttamente addosso iniziando a leccarmi. La volontaria si avvicinò dicendo: “Mi dispiace sa, questa lupetta è veramente intrattabile, ingestibile, l’hanno trovata su di un’auto rubata ma non era del proprietario dell’auto e così è finita qui”
Per me, fu amore a prima vista. Quella cagnolina nera focata con quelle orecchie appiccicate al musetto e quegli occhi nocciola così vispi e gentili mi avevano fatto innamorare. Quando mia figlia tornò mi disse: “Mamma sai, forse… “. Così le dissi:” Guarda Barbara, se ti va prendiamo questa”. Facemmo un nuovo compromesso, lei le avrebbe trovato il nome e la chiamò Liala.
Finalmente nell’aprile del 2006 riuscì a cambiare lavoro e iniziai a lavorare in una comunità per disabili psicofisici adulti. Barbara aveva un fidanzatino, e Liala a volte era a casa da sola e, così me la portavo al lavoro. E fu allora che capii che quel cane aveva una dote particolare, un’empatia pazzesca con la disabilità. Li faceva ridere, li faceva stare bene e si avvicinava a loro senza nessun tipo di paura.
Così cominciammo insieme, io e Liala, l’avventura di un corso di Attività assistita per animali, un particolare corso di tipo relazione, che si teneva solo a Modena . Si partiva ogni fine settimana, io e il mio cagnone. Fui ripagata negli anni perché Liala era molto brava. Diventò per me un’amica, una sorella, una collega di lavoro e le comunità erano contente di incontrarci e di lavorare con noi. Ma, purtroppo, nel 2015, mi accorsi che Liala saliva in auto sempre con un po’ di fatica e nei suoi occhi c’era tanta stanchezza. La portai così da Michele, che, ancora adesso, è il veterinario dei miei pelosetti e la diagnosi fu veramente infausta: Liala aveva una problematica cardiaca incurabile ed anche la prognosi non lasciava tanto spazio all’ottimismo. Così Liala iniziò a dormire, a riposarsi sul divano di casa e il mio nipotino di un anno e mezzo le faceva compagnia.
Il 30 settembre del 2016 Liala volò sull’arcobaleno. Io devo tanto a quel cane e sarò per sempre grata di averla incontrata. Sono grata che Liala se ne sia andata di notte, tra le mie braccia, le sue zampe tra le mie braccia. Il suo sguardo, Il suo calore, il suo insegnamento, mi sono sempre accanto e provo immensa, immensa gratitudine per quella mia pelosetta nera focata… in particolare ora che intraprendo il mio nuovo lavoro, l’accompagnamento delle persone nel fine vita.
Grazie Liala
Nadia Ballari – Counselor