Sono Silvia nata nel 1974 a Venaria in una famiglia perfetta… si perfetta per me.
Fin dal principio era chiaro il mio dymon (il mio scopo nella vita) ma non ero pronta a vederlo. Così tutta la mia esistenza è stata un insieme di opportunità affinchè arrivassi a scoprirlo.
Ero una bambina molto sensibile, attenta a difendere chi sembrava essere più fragile. Allenavo questa mia predisposizione dall’inversione di ruoli che c’era nel rapporto con mia madre, dove ero io a dovermi prendere cura di lei e dei suoi bisogni a causa della sua malattia.
Crescendo ho ricercato l’amore che non trovavo in casa, in particolare in mio padre, nei ragazzi della mia vita. Sceglievo spesso persone che non amavo, ma che in qualche modo mi facevano sentire importante e coccolata. Dipendevo dall’approvazione degli altri e con mio padre ero nella relazione in cui lui ero OK ed io non ero OK. Così, dopo un breve periodo adolescenziale di ribellione, ho deciso che sarei stata la figlia perfetta in una famiglia imperfetta.
Sono diventata una studentessa modello, una ragazza “casa e chiesa”, ma anche così il mio bisogno di approvazione non era appagato e, per di più sembrava che nessuno notasse il mio cambiamento.
La vita mi ha in seguito palesato la mia prima grande opportunità.
Ho conosciuto quello che ora è mio marito e nel giro di poco tempo sono rimasta incinta a solo 23 anni. Non era nei nostri programmi (almeno non ancora) e la vergogna nel dover dire a mio padre che sua figlia “casa e chiesa” aspettava un bambino fuori dal matrimonio è stata fortissima.
Mi sono sposata seguendo uno schema dettato da una logica che solo ora comprendo, ed è nato Gabriele. Mi resi subito conto che amavo tantissimo quel bimbo che mi aveva ribaltato la vita, ma che mi avrebbe insegnato ad essere madre.
Purtroppo dopo poche ore di vita si è scoperto che Gabriele aveva una grave malformazione cardiaca e lì è iniziato un periodo molto lungo di sofferenze e paure terribili, ma grazie al quale ho potuto conoscere realmente mio padre e tutto l’amore che aveva per me. L’ho visto piangere, disperarsi, precipitarsi con la macchina in mio aiuto più volte; abbiamo condiviso i lunghissimi viaggi della speranza alla ricerca del migliore cardiochirurgo per Gabry.
L’ho visto scegliere di non morire di dolore quando mio fratello un giorno ha deciso di lasciare questa terra per passare ad un’altra dimensione.
Papà che aveva vissuto la maggior parte della vita per Massimo, in quel momento, nonostante il forte dolore, ha visto anche lui l’opportunità che la vita gli stava regalando per riconciliarsi con me e occuparsi di mio figlio. Ho capito quanto fosse meraviglioso il PER-DONO che stavo facendo verso di lui ma soprattutto verso me stessa. Un dono meraviglioso che si è concluso quando nel 2021 la sua anima ha deciso di abbandonare il suo corpo perché io e Gabriele eravamo cresciuti abbastanza per cavarcela da soli.
Siamo riusciti ad andare oltre quel pudore che a volte c’è nel dirsi che ci si vuole bene. Pochi giorni prima della sua dipartita gli ho confessato che ero grata per l’ultimo pranzo che ci aveva preparato e che gli volevo bene. Poco dopo mi ha telefonato dicendomi che anche lui mi voleva bene e siamo stati qualche minuto dietro quella cornetta a piangere per la commozione.
Quello fu un addio meraviglioso che ci siamo concessi ed io sono immensamente grata per il PER-DONO che ci siamo fatti a vicenda.
GRAZIE
Silvia Bonelli – Counselor