Istituto Artemisia

ISTITUTO

Counseling Relazionale Istituto Artemisia

COUNSELING

Coaching Istituto Artemisia

COACHING

Sostegno Istituto Artemisia

SOSTEGNO

Crescita personale Istituto Artemisia

CRESCITA PERSONALE

Operatore olistico Istituto Artemisia

PROFESSIONISTA OLISTICO

Questo articolo è tratto dal blog IO DONNA, il femminile del CORRIERE DELLA SERA, pubblicato il 06 dicembre 2013.  Al progetto hanno partecipato:

Maria Chiara Pizzorno , “direzione scientifica” neo diplomata counselor  e psicologa nell’ambito dell’orientamento scolastico

Arianna Garrone “Supervisore” counselor e direttore Scuola Artemisia

Eric Minetto “storyteller”, docente della Scuola Artemisia

Caterina Corapi  “project manager”

I disegni di Marco Lorenzetti che illustrano le storie dei ragazzi di Dedalus

Per i ragazzi di terza media, è il momento degli Open day per scegliere la scuola superiore. Servirà? Chi ha figli grandicelli c’è già passato, e sa bene che il rischio “frullatore” è molto alto. Si passano alcune mezze giornate correndo da un istituto all’altro, riempiti di gadget, in mezzo a una ressa che impedisce di ascoltare. Del tutto inutile, insomma, spesso anche fuorviante. Per questo vorrei parlare del progetto Dedalus (le conclusioni l’11 dicembre, a Biella), che ha scelto un’altra strada, puntando sulla prevenzione della dispersione scolastica: ha puntato sullo storytelling. I 342 studenti coinvolti (da Città Studi Biella, Scuola Holden, università di Torino) hanno raccontato se stessi, i propri sogni, le paure. E, imparando a conoscersi, sono diventati più consapevoli e in grado di decidere il proprio futuro.

Qua sotto, ho scelto alcuni brani scritti da loro, divisi per argomenti.

Questo sono io:

“Molte volte quando sono giù di morale guardo un film o mi distraggo fissando il vuoto. Non mi dispiace essere così.”

“Io sono una ragazza a cui non piace essere osservata da tante persone contemporaneamente e non mi piace dovermi relazionare a voce. Sono una che se ti deve dire qualcosa, piuttosto te lo scrive.”

“E poi ci sono io, io che faccio fatica ad affezionarmi, io che sono chiusa in me stessa e parlo raramente di me, come sto, perché lo faccio, perché lo dico, e faccio addirittura fatica a scriverlo; posso sembrare forte, arrogante, sicura di me, ma l’apparenza inganna ma sono io che lo voglio perché non mostro la parte di me sensibile, dolce, affettuosa… io che sono molto particolare, che mi esprimo attraverso la musica, la musica mi aiuta a volte a capire quello che ho vissuto.”

“Oggi sono una tredicenne, con i soliti problemi di un’adolescente, avete presente no? Quelle solite cavolate per la testa, e che vive nel suo mondo tutto rosa.”

“Sono magro e abbastanza alto, anche se sono seduto su una sedia a rotelle verde acido metallizzato e l’altezza si nota poco. Sono una macchina-manda-baci-e-sorrisi.”

Gli alleati

“Io non ho un alleato ma lo vorrei tanto. Perché almeno mi può aiutare a mettere a posto il motorino. E questo alleato vorrei che fosse mio padre, che almeno facciamo delle cose insieme, così avrò il motorino a posto prima del previsto. Magari scrivendoglielo, vediamo se lui risponderebbe.”

“Una volta volevo andare a fare una transumanza anche se non stavo bene, ma mia madre me lo ha severamente vietato e io mi sono sentita incompresa, proprio come   Billy Elliot. Ma non si può ostacolare la vera passione, e anche se i suoi genitori gli impediscono di danzare, il suo cuore sarà sempre il cuore di un ballerino, mai di un pugile!”

“I miei alleati sono i miei genitori, perché quando sono andato al fiume senza dirglielo si sono preoccupati e mi hanno detto: se annegavi non lo scoprivamo, non ti avremmo potuto aiutare e saresti morto!”

“Da quando ho quella macchina fotografica, l’unico alleato, l’unico che mi aiuta a fare meglio ‘ste foto si chiama NESSUNO. Nessuno, dico, mai nessuno mi ha aiutato! E allora ho pensato che se si è veramente appassionati per qualcosa, nel mio caso la fotografia, si può fare tutto, anche imparare da soli.  Ed è la cosa più bella, perché non diventerai mai un professionista ma saprai sempre qualcosa in più degli altri.”

Cosa so fare

“Una volta ho tagliato i capelli a mio zio, per quello so come si fa:Fase 1 – Far sedere la persona su uno sgabello e mettergli un asciugamano che copra il collo. Pensare al taglio che si desidera eseguire, poi prendere le forbici e iniziare sempre dalla basetta, andando in senso orario. Alla fine usare le forbici per sfoltire i capelli. Lavare bene con lo shampoo due volte e poi con il balsamo.Asciugare con il phon e poi fare bene la riga centrale, o a destra o a sinistra, dipende dalle preferenze. Aggiungere il fissativo o la lacca, togliere l’asciugamano e pulire il collo con un pennello .”

“Io sono brava con gli oggetti elettronici, infatti tutte le volte che i miei familiari o amici hanno problemi con la tecnologia chiamano sempre me. La prima volta che ho messo a posto un telefono avevo più o meno sette anni e stavo sistemando la sveglia della mia camera. Questo ovviamente lo faccio ovviamente senza leggere le istruzioni altrimenti mi incasino.”

Da grande

“Il mio sogno è quello di diventare un’importante organizzatrice, ad esempio una manager o una personal shopper. Se diventassi la manager di un personaggio famoso, il mio problema iniziale sarebbe quello di mantenere la calma. Un’altra cosa che mi mette abbastanza timore è la paura di essere licenziata, o di non essere considerata all’altezza, abbastanza brava”.

“Io vorrei fare la giornalista, e sono convinta di poterlo fare perché vado bene nelle lingue, sono molto curiosa e socievole e poi perché sono pettegola. L’ostacolo più grande è quello della mia voglia di studiare sotto zero, ma per una cosa che mi piace, farei anche quello!”.

“Mi sono immaginata tra 20 anni un mondo costruito da me, i grandi dicono sempre la vita è un gioco, beh nel mio mondo invece è il contrario. Nel mio mondo non ci sono i continenti e tutti quei limiti, la gente si potrà spostare da una parte all’altra usando dei trampolini e ci saranno tante, tantissime stanze, come ad esempio: la stanza dei dolci, il luna park, un parco sia per i grandi sia per i più piccoli, le scuole non saranno noiose ma divertenti, e per i senzatetto o per quelli che hanno fame ci saranno delle case apposta.  I soldi non non ci serviranno, si pagherà solo ringraziando, le prigioni non ci saranno perché si spera che tutte le persone si comportino bene, non esisterà né il governo né il parlamento. Questa è la mia visione del mondo”.

“Fra vent’anni sono a casa mia a Santo Domingo, ogni giorno mi alzo presto per andare in centro ad aprire il mio bar-ristorante. Ho due figli gemelli e un allevamento di golden retriver. Ogni tanto vado a fare parapendio”.

“Da grande io mi sono vista che ero diventata una veterinaria. Era una stagione fredda e nebbiosa, probabilmente inverno. Stavo per chiudere il mio ambulatorio quando una signora tutta agitata si piomba su di me chiedendomi aiuto e vedo che tra le mani portava un cane malridotto che era stato investito. Dico alla signora di portarlo dentro. Mi metto il camice e cerco di capire come poterlo salvare. La mia aiutante, anche lei specializzata, mi dice che non c’è niente da fare, ma io, testarda, riesco dopo ore di intervento a salvare questo povero animale, però con l’amputazione di una zampa. Quella sera è stata la più drammatica della mia vita. E qualche anno dopo la stessa signora con lo stesso cane tronarono per un controllo ma questa volta il cane era felice e contento e muoveva la coda contento” .