FINALMENTE NUDA di CAROLA
Quanta fretta ho sempre avuto.
Nel dolore decido di stare.
Mi fermo.
Respiro.
Sto.
Sto nell’emozione.
Ancora.
Di più.
Ascolto i messaggi (psico-fisici) delle mie emozioni:
la tensione muscolare,
l’irrigidimento delle spalle,
la troppa focalizzazione,
il respiro corto,
la mancanza di concentrazione,
l’esigenza di raccontarmi per ore,
l’esigenza di non dire niente a nessuno…
Resto.
Resto ancora.
Sto finché non ho più voglia di guardare, accusare, comprendere, compatire… l’altro da me perché non c’è più.
Mi trovo a tu per tu col mio disagio senza censure.
Sono io e la mia debolezza e non ho più voglia né bisogno di dichiararmi
troppo sensibile
troppo fiduciosa
troppo buona
troppo….. qualcosa
quelle sono boe di salvataggio.
Mi stacco dalla boa e sto nel disagio
guardo la mia paura negli occhi e riesco a darle un nome perché dietro ci sono io.
Non sono più profonda,
ironica,
generosa,
intellettualizzante……
finalmente sono nuda di fronte a me stessa.