Da Settembre 2018, l’Istituto Artemisia mette a disposizione la propria sede di Corso Moncalieri 249/4 Torino per lezioni private di Tango Argentino, condotte da Fabrizio Tomei.
Fabrizio Tomei, classe 1986, si forma nella danza classica, moderna e contemporanea, dove vince una borsa di studio che lo porterà a diventare membro dell’Ensemble Arkè, corpo di ballo della sua scuola.
Dopo dieci anni di queste discipline, decide nel 2011 di spostarsi nel Tango Argentino e nel 2015 vince la Coppa Italia nello stile Salòn.
L’esperienza di Fabrizio e la scelta del Tango:
Prima di insegnare, prima dei campionati, prima ancora che il tango argentino entrasse nella mia vita quando ero ancora un ballerino di danza contemporanea, una mia compagna di corso mi disse sconsolata che non sarebbe mai arrivata al mio livello. Era chiaro che intendesse evidenziare la nostra differenza d’età, di circa trent’anni. La guardai con un sorriso e le dissi: “Perche’ dovrebbe importarti di fare quello che faccio io? La mia strada e’ diversa dalla tua, altrimenti avresti fatto altre scelte. L’importante e’ cosa cerchi tu nella danza, non cosa cercano gli altri.”
Non avevo scelto la danza moderna e contemporanea perché la conoscevo; l’avevo scelta perché sentivo il bisogno di esprimermi col mio corpo in relazione alla musica, e di espandere i suoi gesti oltre i miei limiti. Provando sul campo ho capito che quello era ciò che cercavo, cosa che non sarebbe stato possibile altrimenti. A differenza della danza classica però, fatta quando ero bambino, in quella scuola l’errore non era malvisto, anzi, era considerato parte essenziale dell’apprendimento. Le allieve piu’ grandi si prendevano cura di noi ultime leve, dandoci modo di crescere in un ambiente protetto e sano, dove sono rimasto per anni.
Ma, come spesso succede, negli anni si cambia.
Arrivato ad un certo punto, come ballerino, sentivo che mi mancava qualcosa. Ero già nel corpo di ballo, facevo spettacoli.. e quindi?
C’è una cosa in cui ho sempre creduto fermamente: posso essere certo di cosa non voglio, ma non di cosa voglio. Di cio’ che voglio posso avere solo un’idea, almeno finche’ non me lo trovo davanti. Un po’ come nella scelta del partner, possiamo avere un’idea di quello che cerchiamo in lui o in lei, ma sappiamo con precisione solo cio’ che non vogliamo perche’ l’abbiamo gia’ vissuto.
Ci volle un po’ di tempo, l’intervento di una donna e delle contingenze della vita per realizzare che quello che cercavo era un mezzo espressivo ugualmente potente ma che mi consentisse un contatto piu’ diretto con le persone. Quel mezzo lo trovai nel ballo di Buenos Aires.
Nel tango non esiste piu’ l’Io, ma il Noi, la coppia, un ecosistema autonomo rispetto a tutte le altre coppie sulla pista dove il ballerino e la ballerina si parlano senza l’uso delle parole.
Non si e’ piu’ ”uno tra tanti” ma il ballerino o la ballerina.
In un momento come quello che viviamo, dove i tempi sono frenetici e l’attenzione sempre piu’ distolta dalla tecnologia, il tango consente un ritorno alle origini. Hai contatto con una persona, carne e sangue; non col cellulare. Senti il suo respiro, la sua energia.
Ti affidi a qualcuno, e qualcuno si affida a te.
L’ascolto dell’altro e’ centrale nella coppia di ballo, molto di piu’ di come spesso non sia al di fuori di esso. Uomo e donna si riappropriano delle energie maschili e femminili che appartengono loro, e imparano dall’altro.
In questo momento di difficoltà in cui la donna ha dovuto diventare autonoma per forza e tirare fuori la sua parte maschile per l’ambiente lavorativo in cui si trova o per altre circostanze, il tango consente la possibilità di lasciarsi andare e ritrovare il proprio femminile nascosto e valorizzarlo.
Nello stesso tempo consente al ballerino di sviluppare un maschile che si prenda cura della propria partner di ballo.
C’è dunque una netta distinzione dei ruoli, valorizzando il sesso di ogni persona insegnando agli uomini a portare e alle donne a lasciarsi guidare. Il tutto regolato da un solido galateo.
Sono tanti gli aspetti che ho trovato nel ballo, a differenza della danza. Quello dell’ascolto dell’altro ma anche della socializzazione. Si può ballare con amici, ma anche con persone sconosciute e fare così nuove conoscenze, che magari restano anche al di fuori del tango. E anche andando all’estero, pur non conoscendo la lingua locale si può essere sicuri che in milonga – il luogo deputato al ballo del tango – ci si capirà perfettamente.
Sono tante le ragioni per cui il ballo rende la vita migliore sia dal punto di vista fisico che quello sociale, energetico e spirituale. Qualunque ballo.
Ma, a differenza degli altri, il tango argentino possiede quella carica di eleganza, pulizia e potenza espressiva che che fino a quando non l’ho provato, non avevo capito che era quello che cercavo.
Per informazioni e prenotazioni: 334 7592789 fabrizio.tomei86@gmail.com