“Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro.
Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. (A.Schopenhauer)
In questo famoso racconto del filosofo Arthur Schopenhauer è presente il dilemma del movimento relazionale: il confine che separa, è ciò che paradossalmente nel contatto unisce. Grazie al movimento di contatto/ritiro l’essere umano si muove nella relazione (Mi lego a te/Mi slego a te). Il confine di contatto ha due funzioni principali: protegge, contiene, ciò che io riconosco come appartenere a me e che mi definisce come essere autonomo e mette in connessione, dà luogo all’incontro con l’altro da me.
Attraverso l’esperienza i due porcospini trovano la “Giusta distanza” e proprio nella distanza, che non equivale a separazione, è possibile il verificarsi dell’epifania amorosa.
E’ la capacità di abitare la distanza tra se e l’altro da se che attiva e genera l’Amore. Il desiderio motore dell’attrazione tra i due partner, nasce dalla mancanza e se si uccide la mancanza si uccide il desiderio e quindi l’Amore.