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Germana Chiusano

Non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi” così recita una delle pagine di Saint-Exupéry nel suo celebre capolavoro.
Ma che cos’è esattamente l’essenziale?

Uno dei propositi che mi ha spinto allo studio del counseling non è stato solo quello di integrarlo al mio mestiere, l’antropologia, ma anche quello di esplorare attraverso di esso quel misterioso filo rosso che tiene tutte le cose, quell’idea impercettibile ma sostanziale per cui tutto è sottilmente collegato.

Ho cominciato con l’osservare i punti di contatto, i denominatori comuni che per un effetto di sincronicità mi arrivavano alla mente o come esperienza. Quei concetti che pur nella diversità culturale, temporale o territoriale, si ripetevano storicamente come punti cardine del sapere e della scienza.

Un aspetto di cui, da sempre, si fa menzione in tutte le culture, è il concetto di energia: l’energia è alla base di tutto, ma ci sono molti modi diversi di intenderla e definirla. Già nell’antica Grecia si parlava del principio dell’archè: letteralmente l’origine, simbolicamente la forza primigenia costituente l’universo, quel principio primordiale a cui tutto fa capo e a cui tutto ritorna. E già nell’archè, in qualche modo, è possibile scorgere il senso dell’essenza, il tutto contenuto nell’uno. Dunque, è forse l’energia quell’attributo che qualifica e muove l’essenza?

Secondo il buddismo “ciò che l’animo percepisce come essenza assoluta, è l’unicità della totalità, il grande tutto che tutto comprende”. Similmente nel misticismo orientale ci si riferisce all’essenza assoluta come al superamento della polarità degli opposti che porta all’equilibrio dinamico.
Saremmo quindi portati a pensare che l’essenza è una forza, un’energia generatrice che scaturisce dalla dualità degli opposti coscientemente integrati; un ponte di energia tra mondo interno e mondo esterno che Max Planck, e poi più tardi Gregg Braden, definiscono Matrix Divina.
Metto in fila, come i bambini con le biglie, i concetti: origine, archè, forza, energia, matrix… il filo rosso timidamente si rivela.

Osservo che negli scritti di moltissimi studiosi e scienziati torna sempre, solo con denominazioni diverse, il concetto di forza vitale: ne parla Hahnemann, fondatore della medicina omeopatica, a inizio ‘800 in termini di “forza vitale intelligente”, ossia quel tipo di energia immateriale-spirituale che, se alterata, si manifesta come malattia.
La individua Rogers nella sua Teoria centrata sul cliente in cui la definisce come “la capacità dell’individuo di compiere un’azione costruttiva”.
Secondo lo psicologo spagnolo Thomàs Navarro la motivazione, intesa come volontà e proposito, è alla base di tutto: è l’energia che ci consente di lottare per un obiettivo. Quindi, di nuovo, si sta dando all’energia solo un nome diverso.
Anche la fisica classica e la fisica quantistica hanno messo al centro del loro interesse il concetto di energia, ma c’è chi si è spinto oltre: il fisico Federico Faggin, tra i primi a rivoluzionare il pensiero contemporaneo, per mezzo del concetto di energia tenta una conciliazione tra scienza e spiritualità attraverso un’esplorazione della “natura della coscienza”. Dunque, l’energia dell’essenza è coscienza?

essenziale

Carl Jung e Wolfgang Pauli, rispettivamente psicoanalista e fisico, forti della loro amicizia e della necessità di tessere quel filo rosso, avevano già intrapreso – in tempi non sospetti – questo confronto tra inconscio e campo energetico tentandone una sintesi. La fisica quantistica, infatti, parla di entanglement: un campo vibrante in cui il vuoto non esiste e tutto è energia e informazione.
L’aveva intuito anche il Dott. Bach con la preparazione dei 38 rimedi floriterapeutici che si attivano proprio sulla vibrazione; l’aveva compreso anche Masaru Emoto con i suoi esperimenti sulla memoria dell’acqua sottoposta a vari tipi di vibrazione. Lo scriveva persino Nikola Tesla: “se vuoi scoprire i segreti dell’universo pensa in termini di energia, frequenza, vibrazione”.

Anche la filosofia cinese ha individuato nel Ki una forma di essenza: l’energia interna al corpo, il soffio vitale che abita la vita e conduce alla grande Via del Tao, l’essenza della realtà ultima. Parallelamente nella filosofia induista si parla di Prana, energia universale, forza vitale presente in tutto ciò che è in manifestazione, in altre parole, ciò che nutre e sostiene la nostra esistenza.

Ripenso al capolavoro del Piccolo Principe… è in una misteriosa sintesi che si nasconde il nettare dell’essenza, quell’energia sottile che ci tiene tutti uniti e connessi al filo rosso.