Liberamente ispirato da Il piccolo libro dell’Ombra di Robert Bly.
È incredibile quanto i sei mesi nell’Istituto Artemisia abbiano già contribuito ad aumentare la nostra capacità d’introspezione e il desiderio di accoglienza dell’altro.
Io e Maria, due età diverse, due vite diverse, ma unite dal bisogno di approfondire gli argomenti affrontati a scuola e dare vita a nuovi progetti comuni.
Così, senza neanche parlarci, abbiamo iniziato a leggere entrambe Il piccolo libro dell’Ombra di Robert Bly e in questi giorni in cui si è celebrato il 25 Aprile, la festa della Liberazione, ci siamo trovate a confrontarci sul libro letto e a pensare come la politica rappresenti un sottile gioco di ombre e l’Ombra collettiva risponda agli stessi movimenti di quella individuale.
Bly nel suo testo, pubblicato nel 1986, si sofferma sul gioco di ombre tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Il sistema socialista Ombra dell’Occidente capitalista, rappresentava un’altissima concentrazione di proiezioni positive e negative, a seconda di chi lo guardava: gli intellettuali di sinistra vi proiettavano la realizzazione di una società nuova, senza distinzione di classi, dove gli uomini erano persone libere, non soggette alle regole del profitto, i governanti americani vi hanno proiettato per decenni il proprio desiderio di supremazia. E’ probabile che proprio perché i paesi comunisti sono stati per molti anni l’Ombra dell’Occidente capitalista, che lo sgretolamento di quel sistema ha trovato tutti impreparati e questo è il punto cruciale: i governi democratici avrebbero dovuto integrare l’Ombra aumentando la propria coscienza.
Era l’occasione per cercare un equilibrio tra i due sistemi, niente più eroi e mostri, niente più euforia dissennata nel contemplare la democrazia realizzata ma quella consapevolezza su quanto era ancora da fare che poteva dar spazio alla depressione ma anche all’impegno per raggiungere il giusto equilibrio di una posizione veramente umana.
Si è persa un’occasione, la democrazia poteva diventare trasparente e moralmente autorevole, detto con le parole di Bly, condensata.
Invece di continuare a proiettare l’Ombra su altri paesi, quelli totalitari, come Cina e Russia, avrebbe dovuto assorbirla, riconoscere i propri limiti e cercare di superarli.
Perché in fondo se si cerca la definizione di Democrazia si trovano le parole: Libertà, Uguaglianza, Diritti, Governo Trasparente.
Se si volesse realizzare questi principi lavorando su cosa manca nel sistema occidentale per poterci definire veramente liberi ed uguali l’integrazione dell’Ombra collettiva sarebbe compiuta.
E proprio a partire da queste parole – Libertà, Uguaglianza, Diritti, Governo Trasparente – che sono risuonate profondamente – ci siamo chieste: quanto queste promesse sono davvero realizzate nelle nostre democrazie occidentali? Quanto ci siamo avvicinati a quei principi, e quanto invece li abbiamo dati per scontati, trasformandoli in etichette più che in pratiche quotidiane?
Se ci fermassimo un attimo, ci renderemmo conto di quanto spesso questi concetti restino ideali più che realtà vissute. Ed è proprio qui che Il piccolo libro dell’Ombra di Robert Bly ci viene in aiuto: ci invita a smettere di guardare solo le luci, per iniziare a riconoscere anche le ombre che abitano i nostri sistemi.
Si è già detto che Bly vede nel sistema socialista l’Ombra collettiva dell’Occidente capitalista: un contenitore su cui proiettare tutto ciò che non si voleva vedere di sé. Ma la lezione non è legata solo a quel momento storico. Anzi, oggi più che mai, in un mondo attraversato da guerre e tensioni crescenti, continuiamo a costruire narrazioni che contrappongono il “giusto” e lo “sbagliato”, l’eroe e il mostro. E mentre puntiamo il dito altrove, evitiamo di guardare alle contraddizioni interne delle nostre democrazie.
Invece, se vogliamo davvero parlare di libertà, uguaglianza, diritti e trasparenza, dovremmo avere il coraggio di riconoscere che anche la nostra democrazia è imperfetta. Che non tutti sono davvero liberi. Che le disuguaglianze economiche, culturali e di genere persistono. Che i diritti non sono uguali per tutti. Che la trasparenza è spesso solo apparente. E che, come dice Bly, solo integrando l’Ombra possiamo crescere. Finché continueremo a proiettare tutto ciò all’esterno – su regimi “altri”, su popoli “altri”, su idee “altre” – non potremo integrare ciò che ci manca. Basta guardare all’attualità per capire quanto queste proiezioni siano ancora vive: la guerra in Ucraina, il ritorno delle tensioni tra blocchi geopolitici, l’erosione dei diritti in molte democrazie, la polarizzazione politica, il linguaggio dell’odio che si diffonde anche nei paesi “liberi”. Continuando in questo modo, non potremo evolverci.
Il piccolo libro dell’Ombra ci propone un gesto difficile ma essenziale: riconoscere che anche il nostro modello ha fallimenti, ipocrisie, lati oscuri. Solo accettando questa complessità possiamo renderlo più vero. Solo rinunciando alla narrazione dell’eroe senza macchia, possiamo avvicinarci a quella democrazia “condensata” di cui parla Bly: non perfetta, ma consapevole; non trionfante, ma viva.
In questo senso, il nostro elogio vuole essere un invito all’impegno. La democrazia non è “data”, ma va costruita ogni giorno. E va costruita anche dentro di noi, riconoscendo le nostre proiezioni, i nostri meccanismi di difesa, il nostro bisogno di semplificare ciò che è complesso. Solo così possiamo sperare di abitare un sistema davvero giusto, in cui parole come “libertà”, “uguaglianza” e “trasparenza” non siano solo ideali astratti, ma esperienze reali, solo così possiamo uscire dalla logica della contrapposizione e costruire una democrazia davvero “condensata”: non perfetta, ma consapevole. Non esibita, ma profondamente vissuta.
Carla e Maria corsiste di Artemisia